Graziano Gozi (Confesercenti) non ne può più dei mondi paralleli
Bravo Gozi. Il direttore della Confesercenti di Cesena e Ravenna non è mai banale. Non è neppure populista, nel senso che non è alla ricerca del facile consenso. Quando interviene lo fa a ragion veduta. E lascia il segno. Come questa volta che ha denunciato uno dei principali problemi dell’Italia: la burocrazia. È da combattere a prescindere, ma soprattutto in un momento difficile come quello attuale. Invece pare che il vizietto italico sia difficile non solo da eliminare, ma anche da solo da scrostare.
In tempi di Coronavirus stiamo conoscendo disagi e difficoltà di gran parte delle imprese commerciali, turistiche e dei servizi. Il 73% delle aziende assistite dalla Confesercenti Cesenate nella gestione dell’amministrazione del personale ha fatto ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Un dato enorme, di proporzioni mai registrate nella nostra storia. Quasi tutti chiusi da oltre due mesi, con tempi e modi indefiniti sulla riapertura.
Il Governo, ad oggi, è stato roboante nelle promesse ma per niente concreto. Con la Regione ed in particolare con gli Enti Locali, come Associazioni abbiamo avuto un buon dialogo e costruito, condividendoli, proposte e percorsi per raggiungere risultati utili alle imprese e alla comunità. É il caso dell’utilizzo del suolo pubblico, che quasi tutti i Comuni del territorio si apprestano a concedere gratuitamente per permettere a bar e ristoranti di recuperare in aree esterne ai propri locali i posti a sedere che si perdono per effetto del distanziamento sociale. Un modo semplice per venire incontro alle imprese del settore e per garantire sicurezza ai cittadini. Con gli amministratori locali ci siamo messi a studiare le modalità migliori per semplificare e impedire che la burocrazia rallenti i tempi di realizzazione del progetto.
Ma ecco che sbuca la Soprintendenza, che spiega i motivi per cui l’installazione di un ombrellone richiede diversi passaggi ed autorizzazioni. Ho citato un caso, emblematico, ma non è l’unico. Mi porta a pensare che viviamo in mondi paralleli. Da una parte c’è il mondo reale, che lotta per sconfiggere il Coronavirus e che soffre e spera di poter aprire la propria attività, che è quella che da gratificazione e uno stipendio per vivere. Dall’altra parte, e mi dispiace affermarlo, c’è chi è garantito, innanzitutto nello stipendio, a prescindere da tutto e non capisce cosa vuol dire scontrarsi con la burocrazia per poter sopravvivere.
Questo sistema alimenta tensione sociale. Chi può intervenire, la politica, lo faccia subito. Sciolga essa stessa i nodi che ha creato. Ci dia le regole del vivere civile coniugate con la possibilità di fare impresa. Non vogliamo creare tendopoli e più in generale non vogliamo e non chiediamo di infrangere ogni regola. La situazione d’emergenza impone risposte emergenziali, ne va della salvezza di migliaia di imprese e posti di lavoro. Non si può non tener conto di questi aspetti se vogliamo ripartire.
Questo post è stato letto 207 volte