Il ricordo degli sminatori forlivesi deceduti
Il prossimo 24 maggio 2020 la famiglia di Giovanni Valpiani, come da molti anni a questa parte, farà collocare una corona di alloro sulla lapide posta nell’androne del Palazzo Comunale di piazza Saffi per ricordare lo sminatore Luigi Valpiani e coloro che persero la vita per liberare il nostro territorio dalle bombe e dalle mine dopo la Seconda guerra mondiale. Una parte di merito della costituzione della Repubblica Italiana che festeggeremo a breve, il prossimo 2 giugno, è anche di coloro che si impegnarono in questo difficile, gravoso e pericoloso compito.
Giovanni Valpiani rimase orfano nel 1945, all’età di undici anni. La sua famiglia, come tantissime altre in quel periodo, aveva serie difficoltà economiche e nell’impossibilità di trovare un lavoro stabile e soddisfacente il padre Luigi decise di aderire all’appello che era stato lanciato per reclutare sminatori. Si recò a dare la propria disponibilità in un ufficio che operava al primo piano
di Casa Cantoni in corso Mazzini, negli stessi locali poi utilizzati negli anni ’60 dal Circolo Socialista “Claudio Treves” e in tempi più recenti da un Self service. Ovviamente in casa tutti manifestarono la loro contrarietà per questa scelta che presupponeva sottoporsi a gravi rischi e pericoli. Ma la necessità di un’entrata sicura per sfamare il nucleo familiare che, oltre alla moglie Adriana, era composto da due figli: Lena nata nel 1933 e Giovanni nato nel 1934, spinse Luigi Valpiani a non rinunciare all’incarico. Dopo un breve corso iniziò ad operare come caposquadra nel ravennate. Di solito, per le difficoltà dei trasporti e dei collegamenti, la squadra di cinque sminatori coordinata da Valpiani partiva al lunedì e rientrava per il fine settimana. Il gruppo era impegnato a ripulire vaste aree agricole affinché i contadini potessero riprendere il lavoro. Alle difficoltà connesse allo sminamento, quasi sempre effettuato con strumentazione poco adatta, per non dire molto approssimativa, si aggiungevano quelle del pernottamento. Nei poderi dove erano chiamati ad operare dormivano abitualmente in giacigli per terra ricavati nelle stalle dei contadini, o vicino ai pagliai.
Il 24 maggio, un venerdì, mentre Luigi Valpiani stava completando un’operazione di sminamento successe l’irreparabile a causa dell’esplosione di una seconda mina posizionata sotto la prima che aveva appena estratto. In molti casi era una consuetudine da parte dei militari tedeschi collocare due ordigni sovrapposti per rendere più difficile e pericolosa la bonifica, se non mortale come nel caso di Valpiani, che fu la prima vittima fra gli sminatori di Forlì. Aveva 35 anni e lasciò i congiunti nella disperazione; ebbero però la forza di superare il tremendo dolore e le tante difficoltà del vivere quotidiano.
La lapide che ricorda gli sminatori forlivesi deceduti
La lapide che ricorda gli sminatori, sotto lo stemma dell’Amministrazione civica e del Corpo degli sminatori tenuti legati da un filo spinato, porta questa iscrizione:
“1945 -1948 / IN MEMORIA DEI FORLIVESI CHE ALLE DIPENDENZE DELLA SOTTOZONA BONIFICA CAMPI MINATI DI FORLI’ SFIDANDO LE INSIDIE DELLE MINE GENEROSAMENTE CADDERO:
VALPIANI LUIGI 1945, TRUDU PRIMO 1945, DE LUCCA LUIGI 1945, CASADEI SERGIO 1945, PANICALE TOLSTOY 1945, DELLA VITTORIA DANTE 1945, RAVAIOLI AMEDEO 1945, ZACCHERONI GUELFO 1945, PERISANO SALVATORE 1945, MORGAGNI RINO 1946, VERNI MARIO 1946, NERI ERMANNO 1946, ERCOLANI VERDIANO 1946, BOSCHETTI FRANCESCO 1946, MAZZOTTI VINCENZO 1946, GELMINI CIPRIANO 1946, ARMADORI GIULIO 1946, QUERCIOLI TESEO 1946, SARTINI ANTONIO 1947, DE COLA GENEROSO 1947, BROCCHI GUERRINO 1947, CECCARELLI ANTONIO 1947, BONGIOVANNI VITTORIO 1947, VENTURI GIUSEPPE 1948″.
Più in basso, in corsivo, appare la frase: “… E per loro torna a fiorir la terra …”
Gabriele Zelli
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