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Lattuca per cosa sarà ricordato?

Ogni sindaco ha caratterizzato il proprio mandato con scelte specifiche

C’è un’identità che deve caratterizzare le città. Perché le comunità si raccolgono attorno alla loro storia, ai luoghi di incontro, agli edifici storici. E si riconoscono negli stessi. Ma le comunità, soprattutto, si identificano nella speranza di futuro e cioè nei progetti di cambiamento. Non c’è infatti comunità in grado di reggere il confronto con il futuro solo basandosi sulla propria storia e sulle proprie certezze. Vale da sempre, ma varrà ancora di più nella fase post Covid, che ci ha regalato più incertezze e paure che speranze e ottimismo.


Ecco perché il compito di un sindaco e della sua squadra è soprattutto questo: non solo quello di gestire bene (con onestà, serietà, rettitudine) l’esistente, anche perché i cittadini giudicano questa la precondizione per governare. Ma soprattutto quella di gestire il futuro e di costruirlo.


La domanda, allora è: dagli anni ‘70 ad oggi, per cosa si sono caratterizzati i sindaci e le giunte di Cesena? Dico la mia, pronto però a lanciare un dibattito su questo, ben sapendo che le opinioni saranno inevitabilmente diverse.
Gigìn Leopoldo Lucchi è stato il sindaco dei servizi, dei quartieri, del piano del centro storico. Piero Gallina quello dell’impiantistica sportiva e del lancio dell’Università. Edoardo Preger quello della Secante e della riorganizzazione della macchina amministrativa. Giordano Conti quello della grande Malatestiana e della valorizzazione del volontariato. Paolo Lucchi è stato infine il sindaco del nuovo ospedale e della concretizzazione della sede universitaria.


Dopo un anno esatto è naturalmente presto per decidere di cosa sarà il sindaco Enzo Lattuca, peraltro bravissimo nella gestione dell’emergenza sanitaria. So che lui ci sta lavorando ogni giorno all’identità del suo mandato, che ancora è da costruire. Ai posteri l’ardua sentenza, ma a noi la capacità di individuare al meglio quale futuro si sta ricavando Cesena e come potrà contribuire a fare crescere la Romagna, le sue imprese, i suoi cittadini. Perché non deve mai mancare lo stimolo dalla società civile.

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