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Politici, andate a lavorare

Ogni giorno che passa si dimostrano sempre più inadeguati per affrontare l'emergenza

Negli ultimi giorni un verdetto si è abbattuto sulla politica italiana come un macigno. La Corte dei Conti ha bocciato, senza se e senza ma, reddito di cittadinanza e quota 100, ovvero i pilastri della politica economica del governo Lega/5Stelle. Verdetto che necessiterebbe di una presa di coscienza da parte dei diretti interessati che, invece,  proseguono sulla loro linea come se niente fosse successo. Quanto meno dovrebbero battersi il petto. Invece non solo non prendono atto, riconoscendoli, dei propri errori, ma i provvedimenti saranno confermati. 

Nello stesso tempo continua l’annuncite da parte di Conte. Il premier pare essersi intestardito sul taglio dell’Iva, provvedimento che tutti sconsigliano perché non avrebbe l’effetto choc di cui ha bisogno l’economia a fronte di quel tipo di investimento. Non si capisce se Conte è  ammaliato dalla Merkel che ha ridotto l’Iva di tre punti, oppure se, dopo la passerella degli stati generali si è infatuato di un’altra manovra più mediatica utile.

Il problema di fondo è che si ha la netta impressione di avere a che fare con una classe politica inadeguata a prescindere e ancora di più in una fase delicata come quella attuale.

E viene da pensare che abbia ragione Alessandro Campi, storico e politologo, che prima sul Messaggero poi su Huffingtonpost, intervistato da Maria Elena Capitanio, ha denunciato: “Siamo nella civiltà del tutto e subito, ma la confusione tra desideri e realtà, o peggio la convinzione che i primi si possano sempre concretizzare secondo la nostra volontà, crea frustrazione e rabbia nelle persone”. 

La sua tesi è che oggi tutti vogliano il massimo per sé a scapito degli altri.

Non è tenero con la politica. Le imputa  di essere pronta a cavalcare per calcolo elettorale o pregiudizio ideologico qualunque forma di protesta sociale mentre dovrebbe porre limiti e paletti per garantire che nessuno possa prevaricare sugli altri. 

Mentre si lamenta perché “oggi prevalgono nelle classi politiche istanze in senso lato demagogico-populistiche: si tende a promettere di tutto, si dà ragione a chiunque chieda qualunque cosa, nella logica del massimo consenso o del massimo gradimento. Guardiamo a quello che sta accadendo in Italia in questi giorni: si dice di voler tagliare l’Iva e contemporaneamente si annuncia la riduzione delle tasse. Applausi dagli spalti, peccato che non sia possibile”.

E teme che non essendoci più strutture sociali collettive in grado di mediare tra gli interessi, per definizione divergenti, degli individui e dei gruppi, possa prevalere la logica del più forte.

Poi la domanda delle cento pistole: mancano i leader?

E Campi ci va giù col machete: “Ci sono, ovviamente, ma hanno caratteristiche assai diverse da quelli del passato. Lasciamo perdere il carisma, ciò che realmente manca ai leader odierni è la capacità di visione politica: immaginare come sarà il mondo non domani o fra un secolo, ma tra dieci o vent’anni”.

Una stroncatura senza appello.

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