Le anticipazioni giornalistiche non lasciano tranquillo Zingaretti
CESENA – Che futuro per il Pd? Stando a quello che riportano i retroscena dei quotidiani nazionali tutto sarebbe legato all’esito delle regionali. Potrebbero finire tre a tre oppure quattro a due o, addirittura, cinque a uno per il centrodestra. Nel primo caso esulterebbe Zingaretti, nel secondo ci sarebbero dei mal di pancia, nel terzo comincerebbero i processi che porterebbero alla defenestrazione dell’attuale segretario per sostituirlo con Bonaccini.
Fantapolitica? Probabilmente no. Forse non tutti i retroscena vanno presi alla lettera. Come, ad esempio, quello che identifica in Maria Elena Boschi la presidente del partito in caso di una segreteria guidata dal modenese Stefano Bonaccini che, va ricordato, è stato un renziano doc.
Rimane però il fatto che tutti gli altri scenari possono essere credibili. E’ giusto? Va detto che Zingaretti è un buon amministratore, ma come leader ha limiti enormi. Fino ad ora le scelte più importanti se le è fatte imporre. A partire dall’appoggio al governo Conte. Lui non era favorevole, ma alla fine si è dovuto piegare all’evidenza rispondendo: obbedisco.
Anche come trascinatore non eccelle. Non ha dentro il fuoco sacro e non riscalda le folle. Però non sarebbe giusto legare il suo futuro alla guida del partito ad un paio di punti percentuali. Perché, stando ai sondaggi, in Puglia e Toscana, le due regioni ancora in bilico, è minima la differenza fra centrodestra e centrosinistra.
La politica sta diventando il principale tritacarne. Un esempio, uno dei più lampanti, è Renzi che in cinque anni è passato dal 40 per cento delle Europee al tre e passa per cento (sondaggi alla mano) di Italia Viva, passando dal flop delle politiche di due anni e mezzo fa. Ma Renzi è in buona compagnia. Altro caso emblematico è quello dei 5Stelle.
Qualcuno potrebbe sostenere che succede perché il destino è cinico e baro. Non è vero. Ognuno raccoglie quello che semina. E se prometti miracoli devi rispondere alle aspettative. Altrimenti la fiducia ti viene tolta con la stessa velocità con la quale ti è stata data. Effetto che si eleva all’ennesima potenza nei momenti di crisi. E l’Italia è in sofferenza da più di 20 anni e negli ultimi dodici la situazione è precipitata. Quindi quando uno affonda si aggrappa a qualsiasi cosa.
Però il paese avrebbe bisogno di un’offerta politica diversa, che sia in grado di presentare una proposta che non sia vincolata al tutto e subito. Scaricare tutto sulla politica però è facile. I primi responsabili sono gli elettori che non sanno dare il giusto valore alla proposta. Il ventre molle, quello che rincorre chi promette effetti speciali, è sempre esistito. Ma era minoritario. Adesso non è più così e ne paghiamo le conseguenze.
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