Sabato 3 ottobre 2020, alle ore 16.00, Claudio Guidi, presidente dell’Associazione “Antica Pieve”, Marco Vallicelli, storico dell’arte, e Gabriele Zelli, cultore di storia locale, saranno i protagonisti dell’iniziativa “Alla scoperta della prestigiosa Pieve di Santa Maria in Acquedotto”; una visita guidata ancora una volta pensata per far conoscere il prestigioso edificio sacro.
Il ritrovo dei partecipanti è previsto di fronte alla chiesa, in via Ca Mingozzi 9, Forlì.
Partecipazione libera e gratuita. È necessario iscriversi telefonando a Claudio Guidi: 3386462755, oppure inviando un messaggio whatsapp allo stesso numero.
La visita guidata si svolgerà anche in caso di maltempo solo all’interno della Pieve.
Valgono le regole anticovid.
La Pieve si trova sulla direttrice dove passava l’acquedotto che fece costruire l’imperatore Traiano (53 d. C. – 117 d. C.) e che veniva alimentato dalle acque captate sulle colline di Meldola.
Attraversava il territorio forlivese col compito di risolvere i grandi problemi idrici dell’assetata Ravenna, l’antica e affollata città portuale da sempre afflitta dall’assenza di acqua sana.
Le prime attestazioni che parlano della Pieve riportano la data del 963 anche se sembra che la sua costruzione possa risalire al VI secolo. La chiesa attuale è stata edificata nel XIII secolo sui resti di una più antica, molto probabilmente dalle caratteristiche delle altre pievi della pianura romagnola.
È stata sottoposta nel corso dei secoli a diversi interventi di ricostruzione, di ristrutturazione e di restauro, fino quelli effettuati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che hanno cercato di conferire al monumento uno stile medioevale.
Nelle murature sono evidenti parti sopravvissute dell’edificio antico, riconoscibili per i mattoni di colori diversi e dalle malte dall’impasto grossolano. La facciata presenta un grande portale con lunetta cieca sormontata da bifora e due lesene. Sulla controfacciata si trova un bel lacerto di affresco della “Madonna Annunziata”, di Scuola forlivese del XV secolo e forse riconducibile all’ambito di Marco Palmezzano.
La maggior parte degli affreschi precedenti il ‘500 è stata distrutta mentre altri, successivi al 1573, sono stati ricoperti. Sono rintracciabili sulle pareti una Sant’Agata e un San Giovanni Evangelista eseguiti da un pittore locale della fine del XVI secolo.
L’abside è semicircolare sia all’esterno che all’interno. Nei pressi del presbiterio è collocata una pregevolissima opera a stucco della “Madonna col bambino”, replica o copia del bassorilievo di Antonio Rossellino (un’altra copia si trova nella Pinacoteca Comunale).
Il campanile, alto 15 metri, a base quadrata, sembra possa essere datato attorno all’anno Mille. La parte basilare risale a quello originale, mentre le strutture superiori risalgono alla fine del 1200. Circa a metà è presente una bifora che presenta elementi singolari: si tratta di una copia di colonne, in marmo greco, una intrecciata intorno all’altra.
All’esterno, sul sagrato della chiesa, si trova una colonna di marmo grigio con venature scure, di epoca romana. Non se ne conosce esattamente la funzione, ma sembra possa essere un segnale militare o più semplicemente una pietra miliare che sorgeva sul corso della via Emilia. Spostata dalla sede originaria, venne capovolta ed utilizzata per incidervi un’iscrizione che ancora oggi è possibile vedere, capovolta, nella parte bassa del manufatto.
La zona della Pieve doveva avere strutture adatte ai pellegrini: l’edificio viene citato in un documento del Duecento perché destinato ai viandanti che dal nord Italia erano diretti a Roma passando per la valle del Bidente. Nella seconda metà del Trecento si ha notizia dell’esistenza nei suoi pressi di un villaggio rurale non fortificato, Villa Plebis Acqueductus.
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