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Quella politica distante dalla realtà

Risposte inadeguate anche dopo gli ultimi disastri

La politica ha scoperto il termine Recovery Fund e lo utilizza a ogni piè sospinto. Anche quando rischia di andare fuori tema. E, soprattutto, non è la panacea di tutti i mali. Il provvedimento non darà gli effetti sperati se prima non risolviamo le storture che abbiamo al nostro interno. Per qualcuno si tratta di burocrazia. Ma oltre quel sostantivo forse c’è di più. 

Un esempio viene da quello che è successo nel fine settimana nel nord est dove, ancora una volta, ci sono stati allagamenti che hanno provocato disastri. Innanzitutto per la perdita di vite umane. Una lacerazione per la quale, si leggeva ieri ne La Stampa: la politica, dal Pd a Leu e Iv sino a Forza Italia, chiede che debba  essere sanata anche grazie alle risorse europee del Recovery Fund. 

E’ verissimo che quella lacerazione debba essere sanata, ma è inutile l’ennesimo richiamo al Recovery Fund. I soldi ci sarebbero già, ma non vengono spesi. Ci sono circa trenta miliardi già finanziati (quindi pesano sul debito pubblico) non spesi. Di per sé è una cosa gravissima anche e soprattutto alla luce dei disastri che accadono in continuazione. Poi per la mancata spinta all’economia. Nello stesso tempo è gravissimo che la politica non sappia cosa succede ai soldi stanziati, mancanza di conoscenza che resta tale anche dopo che l’allarme è apparso su “Il Sole 24 Ore”, il più importante quotidiano economico del nostro paese.

Non più tardi di 15 giorni fa ha scritto: il numero che fotografa la cristallizzazione del piano nazionale contro il dissesto idrogeologico – un’emergenza avvertita in tutto il Paese e sbandierata come priorità da tutti i governi da almeno dieci anni – è 2.515 milioni di euro: questo è l’ importo delle opere dotate di un progetto esecutivo, quindi cantierate o cantierabili in tempi rapidi, su un piano nazionale di opere che complessivamente vale 33.3012 milioni. Il 7,5%, quindi. Quel 7,5% è significativo per varie ragioni ma per una ragione soprattutto. Grande male italiano, quello che più di ogni altra lacuna frena lo sviluppo infrastrutturale e gli interventi di messa in sicurezza: l’assenza di progettazione. Una lacuna drammatica che persiste nonostante le denunce sulla questione si susseguono da decenni.  A dare queste cifre, nel loro lavoro/rapporto sulle Catastrofi d’Italia sono Erasmo D’Angelis e Mauro Grassi, rispettivamente coordinatore e vicecoordinatore della struttura di missione Italia sicura, istituita da Matteo Renzi a Palazzo Chigi nel 2014 e sciolta dal governo gialloverde Conte 1 nel 2018. 

Il che significa che ci sono circa 30 miliardi già stanziati che non sono utilizzati. Ed ora, dopo l’ennesimo disastro, ci si appella al Recovery Fund. Ma per favore.

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