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Politica e coerenza

Il salto del fosso sta diventando lo sport più praticato

Cambiare idea è lecito, farlo per convenienza non è bello. Purtroppo in politica, il secondo caso è sempre più frequente. Sia chiaro, in politica non dovrebbe essere così facile cambiare idea. Anche perché modificare la proprie convinzioni significa mettere in discussione la proprie radici che hanno inculcato valori e cultura. Un partito non deve essere scelto per i colori sociali o per il simbolo, ma per la proposta politica. Poi un elettore può decidere di lasciarlo se cambia la linea oppure se lui stesso, fulminato sulla via di Damasco, ha cambiato completamente idea. 

Purtroppo però spesso alla base della scelta del partito da scegliere ci sono motivi molto meno nobili. Non a caso una fetta consistente di elettori decide solo gli ultimi giorni, se non addirittura l’ultimo, a chi dare la propria preferenza. Si tratta di quello che viene definito il “ventre molle” dell’elettorato, una fetta sempre più consistente che, nella stragrande maggioranza dei casi, si lascia conquistare dall’affabulatore di turno. Non è bellissimo, ma va così e bisogna tenerne conto. Non c’è coscienza politica, ma almeno non c’è disonestà intellettuale.

Quest’ultima invece è evidente soprattutto quando il salto del fosso è fatto da politici di professione. Di esempi ce ne sono a bizzeffe. Sia a livello locale che nazionale. Di fronte a certe scelte si resta basiti. Certo, guardando le buste paga dei parlamentari si capiscono tante cose. Però avallare la teoria che il fine giustifica i mezzi significa essere correi di scelte che sono distanti milioni di anni luce da quello che si aspetta dai rappresentanti del popolo.

Ma l’opportunismo non è solo un problema dei politici, ma anche dei manager che, si sa, devono le loro fortune (nomine) alla politica. Nel caso dei manager il riposizionamento è più difficile. Anche perché dall’altra parte la concorrenza è alta. Però i più abili stanno diventando esperti nell’arte del doppio gioco, ovvero cercare di tenere i piedi su due staffe. L’obiettivo è chiaro: tentare di restare a galla anche se la propria parte politica di riferimento perde il potere. Però non è facile. Per riuscirci bisogna essere dei fuoriclasse del doppiogiochismo. Il problema però non è quello, ma le energie che si spendono per centrare l’obiettivo, forze che vengono tolte a quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale: far bene il proprio lavoro.

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