Non serve solo stanziare i soldi
CESENA. Ha ragione Paolo Lucchi. In un intervento pubblicato ieri nell’inserto economia del Corriere Romagna e poi ripreso da Romagnapost, l’amministratore delegato di Federcoop Romagna ha chiesto al governo di fare attenzione alla distribuzione degli aiuti per evitare di “garantire le isole felici” e indirizzare gli aiuti “ai settori economici in maggiore difficoltà che in questi mesi hanno dovuto spesso fare da soli”. Allarme che era stato lanciato anche da Veronica De Romanis che, dal palco di Fattore R, aveva denunciato che oltre la metà dei bonus sono finiti alla parte più ricca della popolazione. Bisogna fare attenzione, serve investire in una direzione che permetta di l’inclusione di chi sta scivolando ai margini.
Nello stesso intervento Lucchi segnala un altro problema: la farraginosità dei meccanismi di erogazione. Situazione che ha penalizzato il mondo delle imprese. Non a caso molte delle imprese hanno visto annunciare aiuti che però non sono (ancora?) arrivati. Nello stesso tempo il pubblico, a tutti i suoi livelli, ha utilizzato quasi totalmente le opportunità di sostegno disponibili.
Insomma, serve andare oltre agli annunci sui fondi stanziati a fondo perduto. E’ necessario fare delle scelte. Ma soprattutto c’è quella maledetta burocrazia da abbattere. Il problema è che, gira e rigira, si finisce sempre lì, rendendoci conto che continuiamo a farci male da soli. E la domanda è sempre la stessa: si riuscirà a sconfiggerla? Perché se non succedesse continueremo ad avanzare a tentoni. Non ci sarebbero recovery che tengono.
Una burocrazia che fa guadagnare alla politica un epiteto del quale ne dovrebbe fare a meno: non saper spendere. E’ il freno a mano del nostro sistema. Per rendersene conto è sufficiente vedere quello che sta succedendo. Da diversi mesi si parla sempre di Recovery fund. Per carità, è una grande opportunità quella che ci arriva dall’Europa: 80 miliardi a fondo perduto per investire in opere pubbliche. Però non si dice niente sul fatto che nei cassetti dei ministeri da quasi tre anni ci sono opere pubbliche già finanziate per cento miliardi, ma non è partito niente. Se poi andassimo a spulciare in tutti i cassetti della pubblica amministrazione è facile immaginare che troveremmo molti altri progetti bloccati dalla burocrazia.
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