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I problemi della sinistra

Spesso da l'impressione di essere distante dall'emergenza reale

CESENA. La vittoria di Biden non cancella i problemi del centrosinistra. Né in Italia e tantomeno a tutte le latitudini. Sbaglia chi pensa che le elezioni americane possano aver rappresentato uno spartiacque. La vera svolta potrebbe esserci solo se ci sarà un cambio di rotta nelle scelte politiche. Ed è per questo che ho apprezzato un post di Marzio Casalini apparso ieri su Facebook. Il sanguigno editore scrive: “Al netto della vittoria di Biden, resta comunque il tema che i partiti di CS in quasi tutto il mondo occidentale, rappresentano le élite. Finché non comprenderanno, PD in prima fila, che i veri problemi sono i disoccupati e l’impoverimento della ormai non più classe media e che perciò vanno attuate politiche vere e a lungo respiro per il lavoro e che la globalizzazione va regolata in modo da difendere i diritti dei cittadini e non le speculazioni finanziarie, non si sconfiggerà mai per davvero il sovranismo!”.

Creare ricchezza e distribuirla in modo equo. Questi sono i compiti di un politico. La ricchezza la si crea aumentando i posti di lavoro e per farlo serve investire nell’economia reale. E’ così che si affronta il problema dei disoccupati e dell’impoverimento della classe media. Bonus e incentivi sono solo palliativi o, comunque, servono a poco. 

A me Trump non è mai piaciuto e per quattro anni mi sono augurato che fosse sconfitto. E’  l’opposto di quello che ritengo debba essere un politico. Però ha preso una valanga di voti.  Dai latino/americani, in particolare dai cubani, dagli operai e anche dai musulmani (un terzo di loro ha votato per il presidente uscente), nei distretti dove il Covid ha mietuto più vittime, tra i giovani neri. Non mi invento niente, mi limito a citare quello che Gianni Riotta ieri ha scritto su Huffingtonpost.

Perché è successo? Non certo perché Trump è simpatico o in quanto ha una bella moglie. Ma perché parla la loro lingua. “Perché – ancora citando Riotta – ne hanno apprezzato l’agenda”. E questo deve essere un monito per chi fa politica. Chi rischia di perdere il lavoro o di finire in povertà se ne frega del politicamente corretto. Vuole risposte. Ma che siano reali. Spesso si chiede ai politici di dare risposte di sinistra, ma siamo così sicuri che la sinistra attuale risponderebbe come avrebbe fatto quella di un tempo che era forte e radicata nei quartieri popolari. 

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