I media nazionali hanno rilanciato un allarme per troppo tempo inascoltato. Ora arriva anche una pesante condanna
CESENA. Non ci sono dubbi: il 2020 passerà alla storia come l’anno del Covid. Non potrebbe essere altrimenti. Il, virus arrivato dalla Cina non solo ha segnato le nostre vite, ma ha pure provocato molte, troppe vittime. E’ stato devastante dal punto di vista sanitario ed economico. Inoltre ha fatto passare in secondo piano tutta un’altra serie di emergenze. L’sos clima, in particolare, è stato sottovalutato, cosa che, però, purtroppo, succedeva anche in passato. Ed è grave. Anche perché c’è un dato che fa rabbrividire: le polveri sottili nel nostro Paese costano la vita ad almeno 60 mila persone ogni anno. Dato che un paio di giorni fa è stato pubblicato (per l’ennesima volta) sui più importanti media nazionali.
Ma c’è di più. Tutto è figlio del ritardo negli interventi di protezione della salute dei cittadini. Era sempre stato detto, ma ora lo ha sancito la Corte di giustizia europea che ha stabilito che, tra il 2008 e il 2017, l’Italia ha violato in maniera sistematica e continuata i valori limite UE sull’inquinamento dell’aria e non ha adottato misure adeguate alla riduzione delle polveri sottili. Ma l’allarme è doppio ed è lanciato da Huffingtonpost che scrive che il verdetto illumina anche un altro scenario: il costo smog si riflette anche sulla pandemia. C’è infatti una correlazione tra inquinamento atmosferico e letalità del Covid-19. Connessioni che già nella prima ondata della pandemia erano state segnalate, e che oggi trovano nuove conferme. Come fonti cita uno studio condotto in Usa i cui dati sono stati poi confermati da una ricerca inglese.
In tutto questo non possiamo dimenticare che la valpadana è uno dei territori più interessati da questo fenomeno. E anche da noi le risposte non sono state adeguate. Per tanto, troppo tempo, ci siamo rifugiati dietro alle domeniche ecologiche o alla riduzione del traffico che poi di ridotto aveva poco o niente, essenzialmente per due motivi: troppe concessioni e pochissimi controlli. Insomma provvedimenti spot, e si ha avuto l’impressione che si usasse l’aspirina per curare una malattia grave. Invece non si poteva e non si potrà più prescindere da politiche di risanamento ambientale e di riequilibrio ecologico perché il punto di non ritorno è sempre più vicino.
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