Nessuno dice niente, ma poi non potremo lamentarci
CESENA. I soldi ci sono, le cose da fare anche, ma non sappiamo come. E’ un paradosso che non possiamo più permetterci. Per evitare questa assurdità servirebbe un salto di qualità della politica, a tutti i livelli, che tarda ad arrivare. Per risolvere dei problemi non bisogna inventarsi niente, ma fare tesoro dei problemi rilevati da chi di competenza e lavorare per risolverli. Insomma: concretezza.
Ad esempio emerge che l’Italia è fanalino di coda nell’utilizzo dei fondi strutturali europei. Arriva a stento a superare il 30 per cento contro una media del quaranta. Lo ha sancito la Corte dei conti dell’Unione Europea con il suo ultimo rapporto. Tutto questo significa perdere circa il 70 per cento dei fondi messi a disposizione. Tafazzi non saprebbe fare peggio. Ma perché succede?
Innanzitutto non è una novita. L’allarme fu lanciato da Ciampi subito dopo l’insediamento del primo governo Prodi. Stiamo parlando del 1994. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Dotti, medici e sapienti si sono alternati al capezzale del malato, ma la guarigione è ben lungi dall’arrivare. Quello che servirebbe è un salto di qualità da parte di Comuni, regioni, province, enti, Università. Serve una nuova capacità di progettazione aderente ai criteri che Bruxelles indica. E soprattutto, la capacità di sottoporsi al monitoraggio, vero punto di differenza tra le procedure burocratiche nazionali e quelle comunitarie.
Per farlo non sarebbe necessario stupire con effetti speciali. Basterebbe che i Comuni, ad esempio, istituissero un ufficio che si occupasse di quell’argomento affidandosi a persone specializzate, magari dopo aver fatto dei corsi di aggiornamento. Potrebbe essere un’operazione a costo zero e che porterebbe enormi vantaggi. Nello stesso tempo potrebbero studiare anche come imparare a intercettare i fondi per il rilancio della città.
Anche in questo caso sfioriamo l’assurdo: da uno studio dell’Ance emerge che per la rigenerazione urbana sono stati stanziati 5,2 miliardi per programmi frammentati che non decollano o vanno a rilento. La spesa è ferma sotto il venti per cento. Il tutto a causa di meccanismi farraginosi e burocratici, iter inutilmente complessi, mancanza di coordinamento fra le varie iniziative. Dati e analisi sono stati forniti da Gabriele Buia, presidente Ance, nel corso di un’audizione nella commissione Ambiente e Territorio del Senato.
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