Bologna sta riscuotendo molto successo dopo la candidatura UNESCO dei Portici a Patrimonio dell’Umanità e dopo la visita in Città dell’Ispettore Olivier Poisson, inviato Icomos, avvenuta il 23, 24 e 25 settembre 2020 per valutare da vicino l’acquisizione del merito e del riconoscimento a tale candidatura.
Icomos è un organismo consultivo dell’UNESCO, senza fini di lucro che si impegna nella promozione e nella conservazione del patrimonio culturale ed artistico internazionale.
Questo importante risultato per il capoluogo emiliano-romagnolo è il frutto dell’impegno incisivo e costante portato avanti dal Centro per l’UNESCO di Bologna che si identifica principalmente nella figura del suo Presidente, l’avvocato Bruno Cinanni.
Il Presidente del Centro per l’UNESCO di Bologna, avvocato Cinanni si è a lungo impegnato per il raggiungimento di questo importante e prestigioso obiettivo che ha avuto origine nell’anno 2006, con l’inserimento dei Portici nella lista propositiva italiana dei siti candidati a divenire Patrimonio dell’Umanità UNESCO e che ora si avvicina sempre di più al traguardo finale che sarà poi comunicato alla città felsinea nel prossimo anno 2021.
Bruno Cinanni è avvocato cassazionista titolare dello studio legale con sede in via Galliera n.4 all’interno dello storico palazzo Torfanini dove è collocata anche la sede ufficiale del Centro UNESCO di Bologna che è membro della Federazione italiana, l’unica Organizzazione non Governativa autorizzata, dal 1949, dall’Ufficio legale dell’UNESCO a portare il nome dell’UNESCO.
Presso la sede di palazzo Torfanini Bruno Cinanni ha organizzato Eventi e Mostre patrocinate dal Centro per l’UNESCO di Bologna, riscuotendo costanti e lusinghieri apprezzamenti.
Ora il Presidente Cinanni, dietro la sollecitazione di diverse Associazioni culturali e a seguito del grande successo che i Portici stanno riscuotendo all’interno dello specifico contesto mondiale, firmato UNESCO, ritiene che adesso Bologna potrebbe avere una nuova realtà da proporre come riconoscimento UNESCO riferendosi all’arte culinaria bolognese e all’arte dell’accoglienza ad essa connessa, entrambe come entità autonome.
Cinanni sostiene che tenendo ferma la priorità dei Portici, si potrebbe anche auspicare che la Cucina bolognese possa essere riconosciuta come Patrimonio UNESCO, affiliandosi così alla più nota Cucina mediterranea ed alla Pizza, entrambe già riconosciute come Patrimonio UNESCO.
Naturalmente se i Portici otterranno il titolo, la possibilità per Bologna di avere un secondo riconoscimento anche per la Cucina sarà una strada in salita.
In ogni caso riuscire ad inserire il progetto nella «Tentative list» sarebbe già un successo e porterebbe un’ulteriore bella pubblicità alla realtà locale di questa gustosa e prestigiosa cucina.
Come ricorda il celebre Pellegrino Artusi nel suo ricettario e nei suoi libri: «La Scienza in Cucina» e «L’Arte di Mangiar bene» la città di Bologna è molto rinomata per la sua gastronomia e Artusi la loda con grande convinzione e nell’anno 1895 in riferimento ai classici tortellini bolognesi scrive: «Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, che se lo merita. E’ un modo di cucinare un pò grave, se vogliamo, perchè il clima così richiede; ma succulento, di buon gusto e salubre, tanto è vero che colà le longevità di ottanta e novant’anni sono più comuni che altrove».
La cucina bolognese è presente anche nella letteratura italiana con nomi eccellenti, fra i quali spicca Giacomo Leopardi che soggiornò più volte a Bologna.
Leopardi fu anche un raffinato gourmet e nello Zibaldone, scrisse che il mangiare è:
«Occupazione interessantissima la quale importa che sia fatta bene, perché dalla buona digestione dipende in massima parte il ben essere, il buono stato corporale, e quindi anche mentale e morale dell’uomo…»
In una listarella autografa di 19 cm per 6 cm Leopardi creò una serie ordinata di piatti da suggerire al cuoco di casa.
In questa ordinata serie di piatti che Giacomo Leopardi suggerì al cuoco, una lista che è arrivata ben prima della sistematica catalogazione culinaria di Pellegrino Artusi, si trovano 49 piatti imperdibili, che toccano buona parte della cucina regionale italiana e al primo posto della lista compaiono i “Tortellini di magro”, scoperti e molto apprezzati durante il suo soggiorno bolognese.
Leopardi sostò più volte a Bologna, per una decina di giorni nel mese di luglio dell’anno 1825 e vi ritornò successivamente nell’autunno dell’anno seguente, nel 1826 e poi di nuovo nella primavera dell’anno 1827.
Nella cultura popolare la città di Bologna è molto conosciuta anche come Bologna la grassa, (oltre che la dotta e la rossa) perché la cucina ha da sempre una forte tradizione nelle abitudini locali.
Inoltre le numerose ricette di origine bolognese, diffuse in tutto il mondo come eccellenze della cucina italiana, fra le quali il ragù, unite al fatto che in città sono molte le attività commerciali collegate al cibo, hanno spesso condotto a definire Bologna come “la città del cibo”, oltre che “la grassa”.
La fama internazionale della cucina bolognese risale al Medioevo ma la tradizione gastronomica di Bologna è strettamente legata all’Università: la mescolanza di numerosissimi studenti e professori di regioni e nazionalità diverse arricchì notevolmente la cultura gastronomica.
Alla bontà della cucina bolognese si unisce anche la cordialità dei cittadini, predisposti alla accoglienza e all’amicizia.
La leggenda che sempre accompagna le realtà importanti, qui racconta che i tortellini siano stati modellati sulla forma dall’ombelico di Venere. Le tagliatelle, sempre secondo la leggenda, furono create a imitazione dei lunghi capelli biondi di Lucrezia Borgia in occasione delle sue nozze con il Duca di Ferrara, Alfonso I d’Este.
Ora in riferimento al riconoscimento va riportato il fatto che a decidere quali siti verranno candidati all’UNESCO per diventare Patrimoni dell’Umanità sono le Commissioni Nazionali preposte allo scopo.
Anche l’Italia, ovviamente, ha la propria commissione giudicatrice che è presieduta da Franco Bernabè ed è composta da molti membri indicati da vari ministeri.
Ogni anno poi la Commissione Nazionale esamina le candidature dei vari siti già inseriti nella “Tentative List” e sceglie quali possono essere inoltrate alla sede centrale UNESCO per essere prese in considerazione.
Negli ultimi anni poi ogni Paese, per decisione UNESCO, può proporre al massimo una sola candidatura .
Ora il Centro per l’UNESCO di Bologna ed il suo Presidente Cinanni sosterranno ugualmente questa iniziativa di proporre la Cucina bolognese come candidata al riconoscimento di Patrimonio UNESCO, iniziando proprio dal tentativo di inserimento nella Tentative List e puntando a realizzare un Bis all’interno del prestigio di UNESCO, soprattutto in questo periodo dove il successo del riconoscimento dei Portici si avvicina sempre più.
I portici di Bologna con la loro magnificenza ed i loro colori e con i loro 53 Km. di lunghezza, di cui 38 chilometri nel centro storico, sono da secoli sinonimo di bellezza e di unicità in grado di donare alla città un particolare fascino.
Dei 53 Km. di portici saranno selezionati 12 Km. scelti fra quelli centrali e periferici.
La motivazione riguardo alla candidatura UNESCO in riferimento ai portici dice che sono: «Un elemento identificativo della città di Bologna, sia dalla comunità che dai visitatori, e sono un punto di riferimento per uno stile di vita urbano sostenibile, in cui gli spazi religiosi e civili e le abitazioni di tutte le classi sociali sono perfettamente integrate».
Il Presidente Bruno Cinanni ha più volte ripetuto l’importanza dell’appartenenza ai siti Unesco come motore capace di ampliare e di generare nuove dinamiche in favore dell’economia cittadina che si avvantaggerebbe notevolmente da questo titolo, in quanto i siti UNESCO sono quelli che attirano il maggior numero di visitatori al mondo, essendoci al mondo ben 50 milioni di persone che ogni anno visitano i siti UNESCO.
Di questi ben 4 milioni sono già stati intercettati dalla città di Bologna con il suo inserimento nella Tentative List. Naturalmente con il riconoscimento definitivo questo numero non potrà che aumentare.
Si ringrazia quindi nuovamente il Presidente del Centro per l’UNESCO di Bologna Avvocato Bruno Cinanni per il suo impegno e la sua determinazione impiegate nel raggiungimento di questo ambito e prestigioso riconoscimento che tende a porre al città di Bologna sotto i riflettori del patrimonio mondiale UNESCO.
“La storia non si ripete mai identica, ma il passato è dentro di noi, ed è con le esperienze, le conquiste ed anche le ferite, che il nostro patrimonio concettuale si arricchisce.“
Emmanuel Anati, archeologo italiano, 1930
Articolo di Rosetta Savelli
7 dicembre 2020
https://www.unesco.bo.it/index.html
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