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Una medaglia d’onore in ricordo del soldato Delmiro Cortini

Internato in un campo di concentramento tedesco morì in seguito ad un bombardamento. L'onorificenza sarà consegnata in occasione della Giornata della Memoria 2021.

La Spezia 31 agosto 1943
“Cari genitori,
vengo a voi per informarvi del mio ottimo stato di salute, così auguro a Voi.
Oggi ho ricevuto posta da Amedeo (fratello maggiore, anche lui sotto le armi – ndr) e mi dice che lui pure sta bene.
Ieri sera non ho avuto tempo di scrivervi poiché ho scritto ad Amedeo e a diversi altri.
Io ho fatto domanda di andare là dove è il mio amico di Ferrara perché lui mi dice che sta meglio di qui perché ha più libertà e poi è più vicino ad andare a lavorare e si lavora sempre in un posto, poi qui siamo in trecento mentre là sono una trentina appena e quindi stanno meglio e poi ho piacere di stare con lui perché è dal giorno che siamo andati sotto che siamo stati sempre assieme. Desidero sapere se avete seguito il mio consiglio e se tu babbo ti sei messo a cercare una pecora. Ti dirò di comperarla con il denaro che vi lasciai a casa quando sono partito se quello vi basterà.
Desidero sapere come sta l’Elide.
Chiudo con l’inviarvi tanti saluti e bacioni.
Saluti a tutti coloro che chiedono di me.
Vi abbraccio affettuosamente.
Vostro figlio
Cortini Delmiro”

Questa è l’ultima lettera che Delmiro Cortini, classe 1923, Marò Artigliere, scrisse nell’agosto 1943 ai genitori Giuseppe ed Ernesta di Villa Pianta di Forlì, prima di essere deportato e internato nei lager della Germania.
A raccontare la storia inedita e commovente di questo soldato italiano a tanti anni di distanza dalla sua morte è Paola Bezzi, moglie del nipote Marco Cortini, in occasione della Giornata della Memoria.
“I genitori e il fratello Gino (chiamato in famiglia Amedeo)”, scrive Paola Bezzi, “utilizzarono il servizio postale della Croce Rossa Italiana per cercare di ottenere sue notizie e spedirgli qualche pacco contenente indumenti e cibo, ma tutti i tentativi si rivelarono fallimentari. Dopo mesi l’unica notizia certa era che Delmiro risultava prigioniero in un lager vicino a Berlino. Una lettera del 21 dicembre 1944 rivela la disperazione dei familiari, consapevoli di dover trascorrere il secondo Natale senza di lui e forse anche senza Amedeo, rientrato nel 1943 dalla Russia, nell’ottobre 1944 dalla Corsica e ancora sotto le armi. Delmiro invece non riuscì a scampare al bombardamento aereo effettuato il 15 marzo sul lager di Oranienburg- Sachsenhausen, 40 km a nord di Berlino, Alta Sassonia.
Nel luglio successivo due soldati, uno di Como e l’altro di Bologna, si presentarono davanti a Padre Ignazio Faccin, Cappellano militare del Comando Italiano di Buckow, per rendere la seguente dichiarazione: ‘Nel rifugio antiaereo del Lager 952 D di Oranienburg, in seguito alla caduta di una bomba di apparecchio sul rifugio, (Delmiro) rimaneva sepolto sotto la sabbia del rifugio’. Fu subito soccorso dai compagni fra cui i due testimoni, scampati miracolosamente, ma ogni loro sforzo fu vano in quanto la morte era stata istantanea. Fu sepolto da civili tedeschi il 18 marzo nel cimitero cattolico di Oranienburg, alla presenza del Capo campo italiano Simicevich (di Abbazia) e sulla tomba furono poste una croce e le sue generalità”.
“La comunicazione ufficiale della morte arrivò alla famiglia solo il 22 marzo 1946”, prosegue il racconto di Paola Bezzi, “ma nei mesi precedenti alcuni soldati erano scesi alla stazione di Forlì per comunicare ai genitori quanto era accaduto. La Marina Italiana espresse il suo profondo cordoglio solo nell’agosto 1948.
Nella conferenza di Potsdam il territorio di Oranienburg- Sachsenhausen fu inglobato nel settore sovietico e fu impossibile traslare la salma. Solo nel settembre 1953 un’organizzazione internazionale per il trasporto dei caduti di guerra (Società RO.T.A. di Roma) si rese disponibile per rimpatriare le salme, con propri automezzi ma a spese delle singole famiglie. In cassa ossario dai cimiteri di Francia, Austria, Belgio e Germania Occidentale la spesa ammontava a £. 90.000, dalla Germania Orientale a £ 150.000. Lo Stato italiano concorreva, a trasporto effettuato, con un sussidio di £ 30.000. Rendendosi conto dell’esorbitante cifra richiesta, la Società prospettava la rateizzazione del pagamento. Amedeo si rivolse al Ministero della Difesa per ottenere tutte le notizie possibili circa il luogo di sepoltura del fratello, ma per il lungo tempo trascorso e per le numerose difficoltà amministrative, Delmiro rimase sepolto in Germania”.
“Nel giugno 1994 Amedeo Cortini chiedeva ancora notizie specifiche sul luogo di sepoltura”, sono ancora parole di Paola Bezzi, “e il Ministero della Difesa segnalava che, in seguito a un sopralluogo effettuato nell’estate precedente, l’area cimiteriale di Oranienburg risultava ‘priva di ogni indicazione che possa far individuare il riquadro dove sono sepolti i militari italiani’. Il Ministero comunque avrebbe collocato una lapide a ricordo del sacrificio di ‘Chi ha dato la propria vita per la Patria’. Ma nel viaggio effettuato in quei luoghi nell’estate del 2012 il nipote Marco e la pronipote Maria non trovarono alcuna traccia della presenza di Delmiro e di altri IMI (Internati Militari Italiani) o del Cimitero Cattolico: neppure l’impiegata dell’Ufficio Turistico locale seppe dare indicazioni. Anche l’Archivio del lager non ha restituito memorie perché quasi tutti i documenti del luogo furono distrutti dalle SS nella primavera del 1945, compreso lo schedario dei detenuti.
Un unico colossale monumento in cemento armato ricorda le varie nazionalità che si sono opposte al nazismo e tra esse, nel basamento, è riportata anche quella italiana. Inaugurato nel 1961 dal governo dalla DDR, l’obelisco mostra sulla sommità 18 triangoli rossi perché rosso era il contrassegno cucito sulle uniformi carcerarie dei detenuti politici e degli stranieri internati nel campo. Altra traccia italiana non c’è”.
Grazie alle informazioni fornite alla famiglia di Delmiro Cortini dalla professoressa Paola Ravaioli, che per suo padre Ezio, internato nel lager di Munster, Bassa Sassonia, Stalag 326, ha ottenuto lo stesso tipo di riconoscimento, nella odierna Giornata della Memoria 2021 il nipote Marco riceve dal Prefetto di Ravenna la medaglia d’onore per la fedeltà mostrata dallo zio Delmiro nei confronti della patria e per gli alti valori morali che contraddistinsero il giovane ventenne all’indomani dell’8 settembre. Perché i 20 anni Delmiro li compì proprio pochi giorni dopo, il 12 settembre 1943!
“Che uomo sarebbe diventato se fosse tornato a casa?”, si interroga alla fine del suo racconto Paola Bezzi, così come se “lo chiede ancora la cognata Rina, oggi 93enne, che, ogni volta che ricorda la sua vivacità e il suo buonumore, piange commossa. Se lo chiese la giovane Elide, salutata nell’ultima lettera: prima lo attese speranzosa e poi ne pianse la morte prematura. Ma questi sono appunto ricordi familiari, sentimenti personali.
Ora la Memoria della scelta di Delmiro, del suo No convinto e ripetuto al nazifascismo, lo fa ufficialmente uscire dalla ‘zona grigia’ e lo fa idealmente rientrare in terra italiana”.

Gabriele Zelli

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