Settima tappa dell'itinerario dantesco nella valle dell'Acquacheta a cura di Marco Viroli e Gabriele Zelli
La Fortezza di Castrocaro da oltre un millennio su una rupe
Per la descrizione della Fortezza di Castrocaro, che da oltre un millennio si erge su una caratteristica rupe, si riportano le notizie pubblicate sul sito molto ben documentato della locale Pro Loco di cui è presidente lo storico Elio Caruso.
Nella zona ove sorge il fortilizio e nelle sue vicinanze il territorio è caratterizzato dall’affioramento di una singolare roccia carsica, detta localmente “sasso spungone”. Si tratta di ciò che resta di un’antichissima scogliera sottomarina di età pliocenica (10 milioni di anni fa), formata da calcarei arenacei organogeni, ricchissimi di resti fossili marini di notevole interesse geologico.
Nell’Alto Medioevo la rupe su cui si erge la fortezza segnava il confine che divideva il regno Longobardo dai domini bizantini. È in questo periodo che probabilmente vennero poste le prime pietre della torre che ancora oggi domina il paese. La prima testimonianza scritta dell’esistenza del Castrum Aukario risale al 961. Dal 1118 il castello risulta appartenere ai conti di Castrocaro, infeudati dall’Arcivescovo di Ravenna, vassallo, a sua volta, dell’imperatore. Questa famiglia, una delle più agguerrite dell’Appennino romagnolo, trasformò la primitiva struttura in una solida rocca, capace di ospitare e proteggere la corte feudale, amministrare politicamente ed economicamente il territorio, controllare militarmente l’accesso alla valle.
In breve il castello di Castrocaro raggiunse una rilevanza strategica, tanto che nel 1160 e nel 1164 ospitò l’imperatore Federico Barbarossa, a conferma dell’importanza che il fortilizio aveva acquisito. Un documento del 1177 ricorda l’alleanza dei conti di Castrocaro con il Barbarossa contro la Lega lombarda. La rocca fu sempre nelle mire del Papato, che più volte ne reclamò invano i diritti. Con la morte di Federico II (1253) e il disorientamento imperiale che ne seguì, il potere papale assunse maggior prestigio e, grazie all’aiuto militare angioino, gran parte della Romagna finì sotto il potere temporale della Chiesa. Nel 1282 anche i conti di Castrocaro furono costretti a sottomettersi a papa Martino IV. Quell’anno il castello passò sotto il diretto controllo della Chiesa, che vi insediò proprie milizie e un castellano. È questa una data storica per Castrocaro, poiché la fortezza cessa di essere residenza feudale. Per diversi anni la rocca fu sede del rettore di Romagna, individuato dal papa nella persona del re di Napoli Roberto d’Angiò. Sono di questo periodo sostanziali trasformazioni al complesso che lo renderanno pressoché inespugnabile.
Nel Trecento la rocca fu oggetto di aspre contese tra i signori locali e lo Stato della Chiesa. Subì assedi nel 1310, 1334 e nel 1350. Nel 1371 era ancora presidiata dalle milizie papali, come risulta dalla Descriptio Romandiolae , scrupolosamente redatta dal cardinale Anglico de Grimoard (1320 -1388). In questa relazione è contenuta una minuziosa descrizione topografica e amministrativa dei luoghi, dei tributi fissi e delle persone che avevano capacità contributiva (censiti per unità fiscali dette “fumantes”), nonché il bilancio delle entrate della Camera apostolica o dei Comuni di Romandiola.
Negli anni seguenti la situazione sociale e politica della Romagna peggiorò ulteriormente, al punto da rendere impossibile un efficace controllo militare della Romandiola. Papa Bonifacio IX (1350 – 1404), col proposito di rimpinguare le casse della Camera Apostolica, nel 1394 impegnò ai fiorentini il castello e il contado di Castrocaro per la somma di 18.000 fiorini d’oro. Tuttavia al momento di consegnare la rocca ai fiorentini il castellano pontificio, che reclamava il pagamento di mensilità arretrate, si oppose. I fiorentini tentarono poi, ma inutilmente, di conquistare la fortezza con l’uso delle armi. Solo nel 1403, dopo lunghe trattative e con il pagamento di altri 2000 fiorini, Firenze poté entrare in possesso dell’ambito fortilizio.
Nel 1403, con la definitiva annessione alla Repubblica di Firenze, inizia per Castrocaro un periodo ricco di eventi di rilievo sul piano politico, culturale e sociale. Grazie alla sua posizione decentrata rispetto alla capitale e strategica perché posta sui confini con il dominio papale, fu elevata a capoluogo dei territori fiorentini in terra romagnola, con sede di capitanato e tribunale. È l’atto di nascita della Romagna fiorentina che darà modo ai toscani di inserirsi definitivamente nella vita politica romagnola, aprendo un’importante via commerciale verso l’Adriatico.
Per circa 200 anni Castrocaro sarà il capoluogo della cosiddetta Romagna fiorentina. Per tutto il Quattrocento e la prima metà del Cinquecento il fortilizio fu interessato da importanti modifiche strutturali, apportare dagli architetti militari fiorentini per adeguare il paese alle nuove esigenze belliche, sorte in seguito all’introduzione delle armi da fuoco. La fortezza dette infatti buone prove della propria efficienza, resistendo efficacemente all’assalto di diversi eserciti al soldo della Chiesa che, a più riprese, tentarono invano di conquistarla. Fu l’unica tra le rocche della Romagna toscana a resistere agli assedi del 1425, 1450, 1467 e 1529.
Risalgono a questo periodo gli arsenali medicei, straordinaria e ciclopica costruzione cinquecentesca, unica in Italia per ampiezza e tipologia, alla cui costruzione contribuirono alcuni tra i più famosi architetti dell’epoca.
Agli inizi del Seicento, in seguito alla nuova politica territoriale del granduca di Toscana, che si concentrò nella “rifondazione portuale” di Livorno (1587-1609), la Romagna toscana venne relegata definitivamente ai margini dello Stato mediceo. La fortezza di Castrocaro iniziò il progressivo disarmo e l’inesorabile abbandono tanto che nel 1782 fu venduta a privati.
Nei secoli successivi non venne più utilizzata, né per scopi militari, né per usi residenziali e abitativi, non subendo, quindi, modifiche sostanziali. Venne utilizzata come cava di pietre e per questo alcune sue parti patirono manomissioni, senza però subire pesanti trasformazioni strutturali che invece hanno interessato numerosi castelli italiani. Per questo motivo la Fortezza di Castrocaro è rimasta pressoché immutata ed è giunta a noi come un unicum di notevole pregio architettonico, un autentico complesso fortificato medievale, salvato dall’oblio del tempo come se fosse stato “congelato” per secoli e che è stato in gran parte restaurato.
Terra del Sole: la città ideale
Anche se nulla ha a che fare con l’epoca di Dante, la “città ideale” di Terra del Sole va inclusa in questo itinerario (per informazioni complete sulla cittadina si consiglia il volume “Terra del Sole. Guida alla fortezza medicea” di Marco Viroli e Gabriele Zelli (Diogene Books, 2014).
Cosimo de’ Medici (1389 – 1464), primo granduca di Toscana, fece costruire quattro città-fortezze nei propri possedimenti: due sul mare, Livorno come porto commerciale, Cosmopoli (Porto Ferraio) come porto militare; due ai confini: Sasso Di Simone, piccola città fortezza nel Montefeltro e Terra del Sole agli estremi confini della Romagna pontificia, quale capoluogo della Romagna fiorentina che può vantare, come città di nuova fondazione, un preciso atto di nascita. Nell’aggiornato e documentato sito della locale Pro Loco (www.terradelsole.org) si legge che fu “concepita non come semplice fortilizio, ma come ‘città fortezza’, un rettangolo bastionato con inscritto un abitato civile e militare, fu progettata e costruita dai migliori architetti e ingegneri del tempo”: Giovanni Camerini (…. – 1570) in qualità di progettista, Baldassare Lanci (1510 – 1571), Bernardo Buontalenti (1531 -1608) e Simone Genga (1530 – 1596) come suoi collaboratori e continuatori.
Frutto di quell’Umanesimo che mise l’uomo al centro dell’universo, Terra del Sole rappresenta un raro tentativo di realizzare la ‘città ideale’ vagheggiata dagli uomini del Rinascimento. Essa risponde pienamente alle nuove esigenze militari emerse con l’introduzione delle armi da fuoco: per questo furono ritenute superate le antiche fortezze preesistenti, come quella di Castrocaro e di Montepoggiolo.
L’abitato è difeso da un perimetro rettangolare di mura per oltre due chilometri, con quattro bastioni agli angoli che ospitano ampie aree di manovra per il tiro incrociato secondo il sistema “a tenaglia”. Alla città si accede tramite due ingressi: Porta Fiorentina verso Firenze e Porta Romana verso la Romagna pontificia, entrambe difese da due castelli con impianto a stella e coronati da aerei “ballatoi”. L’abitato comprende quattro “Borghi Minori” e due “Borghi Maggiori” dove secondo la norma leonardesca, la larghezza è pari all’altezza delle abitazioni (9×9 m.). Queste case a schiera modulari si distinguono in abitazioni civili e in abitazioni militari. Al centro del centro abitato si trova la vasta Piazza d’Armi, delimitata da quattro edifici: il Palazzo dei Commissari, la Chiesa di Santa Reparata, il Palazzo dei Provveditori e quello della Cancelleria. Il tutto rispecchia nella mente del suo progettista il rispetto dei canoni della proporzione, della simmetria e della prospettiva.
Come accennato Terra del Sole fu voluta da Cosimo de’ Medici, figlio del Capitano di ventura Giovanni dalle Bande Nere, nato da Caterina Sforza, Signora di Forlì, sposata in terze nozze con Giovanni de’ Medici detto “Il Popolano”.
Giustamente il sito della Pro Loco mette in evidenza il fatto che “Fu lo stesso Granduca, recatosi in questi estremi confini del suo Stato, a ‘designare’ il luogo della nuova città-fortezza e ad assegnarle un nome. Già in data 1° febbraio 1564 si preoccupava di far misurare e stimare i terreni ‘interpresi nella nuova fabbrica della Città del Sole’. Il computo, in misure romagnole, fu di ‘tornature 44, pertiche 2, piedi 7’. Trovasi registrato un preciso atto di nascita della nuova città fortezza. In una memoria olografa del Capitano di Castrocaro Corbizio II Corbizi si legge: ‘Ricordo come alli 8 di decembre 1564 si cominciò a fabbricare la nova Terra del Sole con processione e messa solenne in detto loco sendo Comissario Geri Resaliti’. Alla cerimonia partecipò ‘molto popolo’ e vi prese parte il Vescovo di Forlì, Antonio Giannotti da Montagnana.
Risale al 18 Agosto 1565 il ‘Bando delle Case’: “Volendo il Serenissimo Principe di Fiorenza e Siena edificare una nuova Terra, con procinto di mura, sue porte et propugnacoli (i castelli) in un sito buono e molto conforme alle sue intenzioni”.
Terra del Sole sarà sede del Commissario Granducale dal 1579, anno della sua inaugurazione e capoluogo amministrativo, giudiziario, militare e religioso fino al 1784, quando, sotto i Granduchi di Lorena, la Provincia della Romagna Fiorentina sarà abolita.
Un ufficiale riconoscimento dell’importanza monumentale ed urbanistica di Terra del Sole è il Decreto Ministeriale del 26 Agosto 1965, che dichiara questo centro storico di “notevole interesse pubblico”, tutelandolo con un vincolo ambientale.
Altre città di fondazione che si rifanno a questi principi sono: Pienza (Siena), Sabbioneta (Mantova), Palmanova (Udine). Da tempo sosteniamo la proposta affinché la città medicea diventi sito Unesco patrimonio dell’umanità, come lo sono le tre città testé citate. Per questo chiediamo alle istituzioni pubbliche di operare affinché possa essere raggiunto al più presto questo importante obiettivo.
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