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Edilizia, cambia tutto

Uno studio di Banca d'Italia stravolge convinzioni consolidate proprio alla vigilia della redazione del Pug

CESENA.  “Addio grandi condomini e mega-uffici: l’analisi di Bankitalia sul futuro dell’immobiliare”. Questo il titolo di un pezzo apparso venerdì su repubblica.it. Ripreso uno studio fatto da Banca d’Italia che lo ha pubblicato sul proprio sito il 20 gennaio scorso. Emerge uno spaccato che non solo fa riflettere, ma mette in discussione le ultime tendenze urbanistiche. In particolare quelle che hanno spinto la Regione ha fare le scelte che saranno l’architrave dei nuovi Pug, quello del Comune di Cesena compreso.

Le nuove regole partono da un presupposto: consumo zero del suolo per tutelare soprattutto le zone agricole. Filosofia di fondo condivisibile, se non altro perché spinge a recuperare l’esistente. Cosa più facile nelle case di civile abitazione, meno in quelle ad uso agricolo alle quali si possono avvicinare solo imprenditori agricoli.  

Però lo studio di Banca d’Italia invita a fare una riflessione, soprattutto quando (a pagina 4) riporta: a fronte delle limitazioni dei movimenti che hanno colpito duramente l’attività scolastica e il tempo libero, la soluzione per le famiglie è ora quella di ricercare spazi domestici più vivibili; cresce, quindi, la domanda di case con giardini e terrazzi, tipologia che, poi, è più agevole e meno costoso trovare, magari nella stessa regione, ma in centri minori o in zone di campagna. Del resto, limitando in misura consistente i giorni in cui occorre recarsi di persona alla sede della propria azienda, si riduce anche l’onere di tragitti di maggiore durata nel percorso casa-lavoro. In sintesi, il modello tradizionale dei grandi condomini, senza aree comuni e dislocati sulle grandi arterie verso il centro delle città, sembra proprio in crisi a fronte di soluzioni abitative più aperte negli spazi, e più friendly nelle formule di vita. 

Premesso che, soprattutto a Cesena, il problema si può risolvere anche recuperando case singole già esistenti in periferia. Ce ne sono molte in vendita. Però serve anche riconsiderare certe posizioni relative alle zone agricole. Questo non significa aprire le porte alla cementificazione selvaggia. Anzi, il consumo zero del territorio deve restare l’obiettivo. Però ci potrebbe essere più tolleranza per consentire l’utilizzo e il recupero dell’esistente. Anche perché gli imprenditori agricoli sono in continua diminuzione e gli stabili (molto sono ruderi) in aumento e, inoltre, spesso non è bello vedere quelle case diroccate in mezzo alla campagna.

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