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Il problema della firma

Fondamentale per accelerare l'apertura dei cantieri

CESENA. Rilancio delle opere pubbliche e riforma della pubblica amministrazione sono due tra i temi più trattati da tempo. Con l’avvento del governo Draghi sono al centro del dibattito, ma anche in passato erano al centro del confronto. Ma adesso sono il punto principale in quanto fondamentali per combattere l’emergenza. Le opere pubbliche sono il cuore del recovery plan, il piano che regolerà la spesa dei fondi provenienti dall’Europa. Però per far partire i cantieri è fondamentale la pubblica amministrazione alla quale è delegato il compito autorizzativo. Una pubblica amministrazione alla quale il neo ministro Brunetta pare interessarsi in modo particolare. Non a caso ha annunciato l’arrivo di una riforma.

Un cambiamento (leggesi snellimento) alla nostra pubblica amministrazione serve come il pane. Ma tutto rischierà di essere inutile o quasi se non si risolve anche il problema della firma. Non è una questione di burocrazia, ma di paura. In Italia abbiano una situazione che sfiora l’assurdo. Fra l’offerta dell’impresa e l’appalto passano in media 216 giorni contro gli 85 della Francia e i 54 della Germania. Le ragioni sono differenti: la sciatteria degli uffici, il menefreghismo di certi burocrati, le procedure ottuse. Per non parlare della paura, anzi terrore, della firma che attanaglia molti funzionari pubblici quando prendono la penna in mano. Questo compito è delegato ai dirigenti che però se ne assumono anche le responsabilità penali, situazione che rallenta all’inverosimile molte pratiche.

Sta di fatto che emergono casi che hanno dell’incredibile. Uno di questi è stato denunciato da Sergio Rizzo nell’ultimo numero di “Affari e Finanza” di Repubblica: sono ferme opere già appaltate per un valore di due miliardi. In molti casi con i contratti già firmati. Certe volte, come i lavori di adeguamento della strada Bari-Brindisi-Lecce, l’appalto risale addirittura all’ inizio di agosto del 2018. E poco importa che ci sia una legge approvata dal Parlamento: il  decreto semplificazioni approvato dal governo Conte bis nell’estate dello scorso anno stabilisce (articolo 8) il completamento di tutte le procedure per l’apertura dei cantieri tassativamente entro il 31 dicembre 2020.

In tutto questo, come sempre, una parte non trascurabile del problema è sempre il fattore umano. Non è sbagliato ritenere che responsabilità le abbia il codice degli appalti. Ma questo non deve impedire di vedere il problema principale: le persone che nelle amministrazioni non si assumono fino in fondo le proprie responsabilità. Giocando allo scaricabarile, uno degli sport più in voga nel nostro Paese. Ecco perché la pubblica amministrazione ha bisogno di un intervento che preveda minori responsabilità penali per i dirigenti. Un cambiamento che però deve essere affiancato da una riforma che non è mai stata pensata da nessun governo, ed è quella che riguarda il sistema con il quale scegliere gli uomini e le donne. 

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