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L’Ospedale Morgagni – Pierantoni e gli investimenti in campo sanitario

La notizia è di pochi giorni fa. Nella classifica dei migliori ospedali pubblicata dalla rivista statunitense “Newsweek” il nosocomio “Morgagni – Pierantoni” di Forlì risulta essere il migliore della Romagna e fra i primi cinquanta nel mondo. La selezione è stata effettuata in base a diversi criteri come il tenore e l’aspettativa di vita, le dimensioni della popolazione, il numero di ospedali e la disponibilità dei dati. Al sondaggio, che è stato condotto tra settembre e novembre del 2019, hanno risposto oltre diecimila, tra medici e pazienti degli Stati individuati. In questa “classifica” troviamo fra i primi cento ospedali anche quelli di Rimini, Cesena e Ravenna. 
Anche se le statistiche e le classifiche in questi settori vanno sempre ponderate bene, è chiaro che la notizia deve essere accolta con ampio favore, soprattutto in questo periodo in cui tutti gli ospedali sono impegnati a dare risposte a una tremenda pandemia. Deve essere fatto al di là delle prese di posizione scontate, verrebbe da sottolineare, da parte delle istituzioni e delle forze politiche, che ci sono state ma in maniera quasi impercettibile. 
Se si raggiungono certi risultati questi si conseguono in base alla professionalità di tutto il personale che opera nel nostro ospedale e di quella di coloro che sono a supporto del lavoro dei medici e dei paramedici, come di chi è incaricato della logistica e degli acquisti, di chi è deputato a fare le analisi di laboratorio, di chi si deve occupare della parte edilizia, senza dimenticare coloro che fanno accoglienza e operano per avere locali sempre puliti e sanificati. 
Ed è dopo la buona notizia come quella arrivata dall’importante pubblicazione americana e in particolare per il periodo che la sanità pubblica sta vivendo che occorre capire come affrontare in prospettiva i bisogni dei cittadini, che spesso non lesinano critiche se costretti ad affrontare lunghe attese, mancanza di risposte in tempi brevi e accoglienza adeguata. Lo di deve fare anche se siamo in piena emergenza perché è proprio nei momenti difficili e complessi che maggiormente si riescono ad individuare le priorità da assegnare a un servizio basilare come quello ospedaliero, nonché alla sanità di base e cioè a quella più vicina a tutti noi. La qualificazione di questo comparto passa da una presenza adeguata di operatori specializzati, da investimenti di ammodernamento continuo delle attrezzature e delle strutture, ed è quanto si chiede alla Regione e allo Stato attraverso il contributo della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria, l’organismo di governo dei Comuni che ha il ruolo di coordinare le politiche in questo campo, nonché di indirizzo e di programmazione nei confronti dell’Azienda USL.

Gabriele Zelli 

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