Nuova campagna della Uil che mette nel mirino teorie liberiste e punta sulla centralità della persona
CESENA. “Zero morti sul lavoro” è la nuova campagna lanciata dalla Uil che è anche un attacco alle teorie liberiste che sono alla base del pensiero che liberare il profitto dalle regole avrebbe creato sviluppo e opportunità per tutti. La proposta della Uil passa anche dalla necessità di sottoscrivere un nuovo patto per lo sviluppo. Ma è Marcello Borghetti, segretario Uil di Cesena, che entra nel dettaglio con una sua nota.
Lanciata dalla UIL la campagna “ZERO MORTI SUL LAVORO” un progetto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di un impegno collettivo per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. La Uil intende combattere ogni situazione a monte degli incidenti mortali sul lavoro, proponendo allo stesso tempo una “visione” complessiva di società, dove il confronto e le scelte, ristabiliscano la centralità della persona.
Dobbiamo purtroppo costatare la diffusione di una cinica mentalità della produzione, che antepone il profitto ad ogni costo, con situazioni sempre più diffuse di sfruttamento, anche con le nuove piattaforme digitali. Una mentalità che pretenderebbe di considerare “inevitabili” gli incidenti mortali sul lavoro, il degrado lavorativo e l’iniquità retributiva, fattori che finiscono per alimentare una concorrenza sleale e una diffusa illegalità. La Uil impegna ogni sforzo intellettuale e operativo per l’affermazione dei valori di base di una società, quali: la solidarietà, la coesione, efficaci politiche di genere, la sicurezza, la salute, il diritto ad un’istruzione pubblica di qualità e ad uno stato sociale che risponda ai bisogni fondamentali delle persone.
Sono queste le basi per uno sviluppo reale non solo dei redditi, ma anche del benessere di tutti. Per troppi anni, tanta classe dirigente della politica, del mondo accademico e imprenditoriale, ha spiegato che liberare il profitto dalle regole, avrebbe creato sviluppo e opportunità per tutti. Purtroppo è del tutto evidente il fallimento di queste teorie liberiste, che nei processi di innovazione che dovrebbero emancipare il lavoro, hanno al contrario determinato un impoverimento generalizzato, e gravi diseguaglianze, nonché l’attacco al nostro stato sociale e in particolare a sanità e scuola. A dimostrazione di un sistema dove i valori sono rovesciati, arriva in modo plastico la insopportabile speculazione avvenuta sui dispositivi di sicurezza sanitari, diventati oggetti per l’arricchimento di pochi, ed anche sui vaccini, dove risorse pubbliche sono state investite nella ricerca per brevetti “privati”, complicando così, una campagna vaccinale, già in colpevole ritardo.
In questo quadro, serve confronto, come quello che diede vita ai Protocolli sulla sicurezza sottoscritti lo scorso anno con il Governo, protocolli che hanno garantito in molte attività la conciliazione fra lavoro ed emergenza sanitaria. La Uil chiede quindi un “protocollo nazionale sulle vaccinazioni” con il coinvolgimento delle parti sociali, tanto più rispetto alla possibilità di vaccinazione all’interno delle imprese, possibilità che impone un coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, con criteri chiari e omogenei, che non creino cittadini di serie A e cittadini di serie B. Serve poi un “patto per lo sviluppo” per il rilancio del lavoro e dei servizi pubblici. La strada da perseguire è un nuovo equilibrio fondato sul valore del rispetto umano, attraverso le norme e attraverso contratti collettivi nazionali e integrativi di lavoro, con soluzioni moderne e una emancipazione sociale in linea con i cambiamenti. Tutta la UIL è impegnata per l’affermazione di una cultura della sicurezza, che diventi anche un progetto di società moderno, inclusivo e con uno sviluppo socialmente sostenibile.
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