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Pieve di Santa Reparata: un edificio in stile bizantino

Itinerari per il dopo pandemia. Prima tappa

Foto: Claudio Guidi

Si sta approssimando la Pasqua in una situazione che ci vedrà costretti a rinunciare alle gite e alle scampagnate. È un sacrificio che insieme ad altri strumenti come la prosecuzione, possibilmente più celere, delle vaccinazioni dobbiamo fare per combattere la pandemia. Siccome il ritorno alla normalità non avverrà, purtroppo, in tempi brevi, propongo per quando sarà possibile spostarsi liberamente con questo e con i successivi articoli di riscoprire alcuni luoghi sacri un tempo di grande importanza e al centro della vita delle comunità che abitavano nel circondario, a partire dalla Pieve di Santa Reparata. 
Nell’itinerario dantesco nella valle dell’Acquacheta, che ho ricostruito insieme a Marco Viroli e che sarà oggetto di una prossima pubblicazione, è stato dato spazio a questa chiesa riprendendo le notizie inserite nel volume “Terra del Sole. Guida alla città medicea” edito da Diogene Books nel 2014. 
L’edificio in stile bizantino è situato a metà strada tra Castrocaro e Terra del Sole, lungo la via  Biondina n. 95, in un’area di abbondanti ritrovamenti archeologici di epoca romana che inducono a supporre che qui sorgesse il vicus romano di Salsubium, da cui ebbe poi origine Castrocaro. Si tratta senza dubbio della più antica chiesa costruita nella valle dell’Acquacheta, quindi esistente ai tempi di Dante e collocata lungo il cammino che il Sommo Poeta percorse ai tempi dell’esilio per raggiungere Forlì. Della costruzione originaria oggi non restano che alcune arcate della navata centrale sorrette da pilastri a spigolo, un antico fonte battesimale ornato a tre rostri, lacerti di affreschi e una vasca sarcofago. Alcuni studiosi propongono il 549, come anno in cui l’edificio venne terminato, anche se il primo documento che ne attesta l’esistenza è datato 970. Certo è che la chiesa venne costruita in ambito esarcale, come conferma l’intitolazione a Santa Reparata, la martire orientale, il cui culto è stato molto diffuso in Europa dai mercanti di origine greca.
Il 6 aprile 609 papa Bonifacio IV accordò alla pieve il privilegio del battistero. Il sacramento venne inizialmente amministrato per immersione in un sarcofago, risalente all’VIII secolo, oggi
conservato nel battistero della Chiesa di San Giovanni a Castrocaro. Si passò poi all’aspersione con l’utilizzo di un fonte battesimale.

Foto: Claudio Guidi

L’evento più rilevante che si svolse presso la pieve fu un convegno, il 4 novembre 1118. Il giudizio verteva su una controversia sorta sul pagamento di censi e decime promosso dal Monastero di Santa Maria di Faenza contro il vescovo di Forlì. Citata più volte nel Rationes Decimarum del 1290-1292, la pieve perse via via di importanza, dapprima con lo sviluppo di Castrocaro, successivamente con la fondazione di Terra del Sole. 
L’unico altare, che conservava reliquie di San Nicolò e dei martiri Lorenzo e Stefano, venne consacrato il 27 luglio 1504. Ma già nel 1585 Sisto V riconobbe la nuova Santa Reparata di Terra del Sole come parrocchia sussidiaria e due anni dopo le conferì piena autonomia. Con la bolla del 9 aprile 1609 papa Paolo V decretò il trasferimento definitivo della parrocchia di Santa Reparata a Terra del Sole. Nonostante ciò ancora per un paio di secoli la pieve continuò a essere operativa, fino a che, nel 1820, venne sconsacrata e nel 1823 la facciata, la navata laterale sinistra e l’abside vennero demoliti per ricavare materiale da utilizzare per il completamento del campanile della Chiesa di Terra del Sole. Sempre nel corso dell’Ottocento la navata destra venne poi ampliata e la chiesa venne trasformata in casa colonica.
La struttura muraria della pieve originaria era costituita in gran parte da sasso spungone, ricavato dalle cave che si trovano lungo la vena di questa pietra locale. La pieve misurava 25 metri di lunghezza, 18 metri di larghezza ed era alta 10,50 metri al colmo. Aveva una pianta di tipo basilicale, con abside centrale e tre navate a cinque arcate.
I pilastri a sezione quadrangolare erano dotati di lesena a spigolo su cui poggiavano le capriate. Al di sopra di ogni arcata della navata centrale era presente una finestra ad arco come si può intuire da quella superstite, murata sotto il campaniletto a vela con campana.
Nel corso dei lavori di scavo effettuati negli anni ‘70 all’interno dell’edificio, alla profondità di 1,40 metri, è stato riportato alla luce il basamento quadrangolare dei pilastri, diversi frammenti della pavimentazione in cotto e una vasca battesimale in calcare, oggi conservata al museo di Terra del Sole. Nella parte originariamente sovrastante l’abside sono invece stati ritrovati lacerti di affreschi, raffiguranti fregi, fiori e figure di santi.

Una volta sul posto vale la pena effettuare una visita alle vicine cittadine di Castrocaro Terme e Terra del Sole per scoprire le loro bellezze architettoniche e la lunga e straordinaria storia che le ha caratterizzate fino ai nostri giorni. Non se ne rimarrà delusi, così come dei ristoranti e degli agriturismi della zona.
Per informazioni: IAT – Ufficio informazione e accoglienza turistica, viale Marconi, 20/28 (Galleria Terme), Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC); telefono: 0543769631; email: iatcastrocaro@visitcastrocaro.it

Gabriele Zelli 

Foto: Claudio Guidi

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