Oggi la casa editrice festeggia i 29 anni
CESENA. Piero Gallina lo aveva sconsigliato, ma Roberto Casalini aveva già deciso che nella sua nuova vita sarebbe stato un editore. Poco prima aveva fatto le primarie con Preger. Le perse e fu il preludio alla sua uscita dalla politica, passionaccia che però continua a mantenere. Così il primo aprile del 1992 nacque la casa editrice “Il Ponte Vecchio”. Prima di andare dal notaio Casalini si confidò con l’allora sindaco Piero Gallina (Roberto era in giunta) che lo sconsigliò. Ma lui aveva deciso e andò avanti per la sua strada. E non era un pesce d’aprile come potrebbe far pensare la data della fondazione.
Oggi la casa editrice compie ventinove anni. Alla guida ora c’è il figlio Marzio, una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde: fumantino e sanguigno quando discute di politica, sia di persone che sui social; riflessivo e posato quando si tratta di lavoro. Però Roberto è sempre lì. Pur lasciando il volante al figlio, la sua è una presenza che non può passare inosservata. Sempre che non abbia voglia di cimentarsi come autore, sia col suo nome che con lo pseudonimo di Aristarco.
Adesso, dopo ventinove anni ha un catalogo di oltre 2.500 titoli, due riviste specialistiche (Confini e Romagna arte e storia). Numeri che rendono la casa editrice una delle più importanti, se non la più importante, della Romagna. Il catalogo è di quelli ricchi. C’è una mappa con un’ampia gamma di sensibilità, metodologie, codici. La parte del leone la fanno Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi, i libri sull’enogastronomia di Graziano Pozzetto, ma anche i testi di Gian Ruggero Manzoni, come il fortunato Briganti, saracca e archibugio, dedicato alla storia del brigantaggio romagnolo nell’Ottocento. Ma anche Caterina Sforza. Leonessa di Romagna di Marco Viroli e Il pataca. Un eroe romagnolo di Aristarco, con disegni di Ugo Bertotti. Interessante poi la scelta di puntare sulla “cronaca nera”: ricostruire i fatti di cronaca che hanno caratterizzato città. Ma il bestseller è senz’altro “Il pataca”, di Aristarco, irriverente autoritratto di una romagnolità esibizionista, senza veli. Volume che è stato il precursore e ispiratore di “Che vigliacaz de rumagnol spudé”. Per il compleanno di oggi non c’è da attendersi niente di particolare. Il tutto, probabilmente, in attesa del prossimo anno così come successe nel ventennale.
Questo post è stato letto 186 volte