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I glicini di Palazzo Sassi-Masini

Un itinerario nel cuore della città. Settima e ultima tappa

Foto di Giulio Sagradini

Via Maroncelli è una strada stretta, sinuosa, poco interessata dall’insediamento di attività commerciali. In questo contesto, al numero 15, si trova Palazzo Sassi Masini, edificio di fine Seicento che era di proprietà del Comune di Forlì. Fu restaurato nel 2010 su progetto dei tecnici comunali architetto Stefania Pondi e ingegnere Claudio Mambelli. Al termine dei lavori l’edificio è stato destinato a Residenza universitaria per gli studenti, capace di 120 posti, che viene ben gestita da ER.GO – Azienda Regionale per il Diritto agli Studi Superiori.

Foto di Giulio Sagradini

Come si legge nel libro “Forlì. Guida alla città” di Marco Viroli e Gabriele Zelli, edito nel 2012 da Diogene Books, Palazzo Sassi-Masini non è una struttura unica ma “un insieme di fabbricati addossati l’uno all’altro che vanno a circoscrivere una grande corte, dalla irregolare forma a ventaglio. Molto particolare è la lunga e mossa facciata del palazzo dall’andamento a paravento, espressamente voluto per seguire il corso della strada. All’interno si accede da via Sassi oppure tramite il portone principale sito in via Maroncelli 15, da dove, attraverso l’androne, si può scorgere sul fondale della corte, inserito in una nicchia, il Ratto di Proserpina, scenografico gruppo scultoreo in stucco di tema mitologico, probabile opera dello scultore Francesco Andreoli (? – 1815, databile, secondo lo storico dell’arte Stefano Tumidei, fra il 1775 e il 1779 circa; copia del celeberrimo gruppo statuario di Gian Lorenzo Bernini”.

Foto di Giulio Sagradini

La presenza della scultura raffigurante la giovane rapita da Plutone, re dell’Ade, ha fatto sì che l’edificio fosse conosciuto in passato col nome di “Palazzo del Diavolo”, declinato in dialetto romagnolo. 
Il fondale è la parte più suggestiva del cortile, con i due archi ai lati della nicchia, uno dei quali veniva aperto al passaggio dei carri, l’altro dava accesso alle abitazioni. Altri due arconi racchiudono lateralmente la scenografica cortina, dietro la quale si staglia la pittoresca torre colombaia del retrostante Palazzo Torelli Guarini.
Il fascino e la magia della corte sono esaltati, specie durante la fioritura, come sta avvenendo in questi giorni, dalla presenza di due incantevoli glicini ultra secolari. Le due piante coprono parte delle facciate fin quasi alla copertura, come si può notare dalle fotografie di Giulio Sagradini scattate in data 15 aprile 2021, grazie alla disponibilità della dottoressa Patrizia Pampolini dell’Azienda Regionale per il Diritto agli Studi Superiori e del personale addetto alla custodia del palazzo. 
I due rampicanti, secondo uno studio botanico di qualche anno fa, potrebbero essere stati piantati 170/180 anni fa. Si può sostenere, quindi, che sono veri e propri patriarchi della natura di una bellezza unica. 

Gabriele Zelli

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