Portiamo almeno un fiore sui monumenti, cippi, lapidi e nei cimiteri di guerra degli alleati
Anche quest’anno gran parte delle celebrazioni per il 25 aprile verranno proposte attraverso il web. Una misura dettata dalla pandemia che non permetterà le tradizionali manifestazioni e feste che ci ricordano il valore della liberazione del paese dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. La liberazione che si festeggia ogni anno dal 1946 è cosa diversa dalla libertà. La libertà è un grande ideale senza particolari connotazioni di tempo mentre la Liberazione è quell’atto concreto con cui l’Italia si emancipò dal ventennio fascista e conquistò la libertà attraverso una guerra che coinvolse tutto il territorio nazionale. Le formazioni militari degli eserciti alleati, alle quali si affiancarono i soldati italiani dei gruppi di combattimento, risalirono il nostro paese sconfiggendo, a costo di gravissime perdite, l’esercito invasore tedesco sostenuto dai fascisti. Nel contempo si combatté anche una guerra di liberazione condotta dalle formazioni partigiane contro i nazifascisti, che anche in questo caso causò molti morti, mentre la popolazione civile veniva coinvolta in forma totale, sia attaverso i massicci bombardamenti e cannoneggiamenti, che fecero migliaia e migliaia di vittime, sia con lo sfollamento dalle città di centinaia di migliaia di persone.
Se tutto ciò non potrà essere ricordato con manifestazioni pubbliche, si può portare però un omaggio floreale ai soldati alleati che riposano nei cimiteri di guerra, a tutte le donne e gli uomini che hanno combattuto la Resistenza, sacrificando la vita, che sono ricordati nei monumenti, nelle lapidi, nei cippi disseminati in tutto il territorio, nonché alle vittime civili dei bombardamenti e dei cannoneggiamenti, anche loro citati in tantissimi luoghi. Vanno ricordati inoltre anche tutti coloro che morirono dopo la fine del conflitto a causa delle tante mine e bombe disseminate lungo le strade e nei campi.
Senza dimenticare che nel settembre 1944 Forlì è stata inoltre teatro di un’eccidio di ebree ed ebrei, nonché di antifascisti e partigiani, una sorta di “soluzione finale” messa in atto da SS e nazifascisti che causò oltre quaranta vittime.
Gabriele Zelli
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