La storia è raccontata nel libro "Nel cuore della comunità". Prima parte
È intitolato “Nel cuore della comunità. Storie delle case del popolo in Romagna” l’interessante libro di Tito Menzani e Federico Morgagni, edito da Franco Angeli, Milano 2020, voluto dal Circolo Cooperatori. Ed è proprio il presidente di questo sodalizio, Giancarlo Ciani, ad evidenziare nella sua presentazione che: “le case del popolo sono un fenomeno affascinante e meritevole di attenzione, perché rappresentano un ingrediente fondamentale della storia della Romagna contemporanea. Vantano circa un secolo e mezzo di storia e ciò significa che sei generazioni si sono alternate nella loro gestione e frequentazione”.
Nel volume si prendono in considerazione le esperienze delle case del popolo nate sotto la spinta del movimento popolare e quindi di orientamento socialista, comunista, repubblicano, anarchico e cattolico. Un lavoro molto impegnativo per gli autori considerato che la presenza di questi luoghi sul territorio romagnolo era ed è diffusissima. Menzani e Morgagni sono stati capaci di fare, pur in possesso di una mole rilevante di dati e informazioni, una mirabile sintesi raccogliendo il tutto in poco più di 160 pagine che si leggono molto bene. In questo contesto mi pare opportuno riportare una delle esperienze contenute nel libro, “quella di via Lunga, frazione di Forlì attraversata dall’omonima via che porta a Roncadello, ovvero l’attuale quartiere San Benedetto”.
Richiamo l’attenzione su questa esperienza perché, nel 1905, all’atto della sua ricostituzione vi fu una partecipazione corale delle varie forze politiche democratiche e progressiste dell’epoca che esprimeva anche un’unità di intenti. Tutto ciò si dissolverà negli anni precedenti al Primo conflitto mondiale per le contrastanti e inconciliabili posizioni fra interventisti e neutralisti, che si accentueranno al termine della guerra quando sullo scenario politico irrompe con i Fasci di combattimento Benito Mussolini, che da socialista massimalista e rivoluzionario cambiò radicalmente ruolo politico facendosi portatore degli interessi degli agrari e degli industriali.
Ma vediamo da vicino la storia di questa casa del popolo repubblicana, che per comodità di lettura suddividerò in cinque parti, così com’è stata ricostruita dagli autori che partono dalla data di fondazione del circolo intitolato ad Aurelio Saffi e cioè il 27 ottobre 1887.
“Era una delle tante iniziative messe in campo dai mazziniani romagnoli”, annotano Menzani e Morgagni, “in particolare da uomini che abitavano in quella borgata e che avevano bisogno di un luogo dove ritrovarsi. Si sa poco delle modalità con cui si procedette a costituire detta associazione, così come non si conosce granché dello stabile utilizzato come sede” e citano lo storico forlivese Elio Santarelli che di questo circolo scrisse: “Era un ritrovo, un punto di incontro, il luogo per prepararsi e avviarsi alle lotte contro gli avversari, centro di svago e di divertimento, ma anche centro focale per la propaganda, per l’istruzione e l’educazione politica degli iscritti”.
Nel 1898″, proseguono gli autori, “quando i moti insurrezionali milanesi provocarono una reazione istituzionale che consistette nella soppressione e nel soffocamento delle iniziative associazionistiche considerate potenzialmente sovversive, anche il circolo di Via Lunga fu chiuso. Finita questa fase, a partire dal 1900 molte associazioni disciolte poterono ricostituirsi. Occorsero, però, altri 5 anni perchè i repubblicani di Via Lunga si organizzassero, più che altro perché nel frattempo avevano individualmente preso frequentare altre case del popolo mazziniane non troppo distanti”.
Il 24 aprile 1905 venne rifondato il circolo Aurelio Saffi di Via Lunga, con sede in uno stabile nell’attuale via Isonzo.
Nel prossimo testo verrà riportato il resoconto dell’inaugurazione come venne descritta dal periodico “Il pensiero romagnolo” che la definì “una grandiosa dimostrazione popolare”.
Gabriele Zelli
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