Sono tanti in motivi per preferire le nostre località
CESENA. Dunque, sarà un’estate normale. Per fortuna. Per lo meno le condizioni iniziano ad esserci tutte. Nei giorni scorsi parlavo con un amico che stimo e apprezzo e l’ho sentito ottimista per quello che potrà essere il bilancio della stagione. Entusiasmo è un sostantivo che, per il momento, ha cancellato dal suo vocabolario. Mancheranno quasi totalmente gli stranieri che per Cesenatico e Cervia rappresentano circa il 15 per cento. Assenza che potrà essere sopperita da una maggior presenza di italiani che quest’anno non andranno all’estero.
Fate le vacanze in Italia è il refrain di questo periodo. Appello in tal senso è partito anche dal presidente del Consiglio. Però bisognerebbe aggiungere “sempre”, avverbio che in questo contesto è di fondamentale importanza. Tutti siamo malati di esterofilia. Ma non ha senso avere un’esagerata simpatia o preferenza per tutto ciò che si fa o si pensa all’estero o che da questo provenie.
Soprattutto per quanto riguarda le vacanze. Ormai c’è la corsa per scegliere una località fuori dai confini italiani. Probabilmente incide anche una forma di esibizionismo. Andare all’estero è figo, molto più che scegliere una località italiana. Lo è sempre stato, ma adesso i social hanno elevato alla massima potenza questo effetto al punto di scatenare anche una sorta di lotta fra amici. E pensare che l’Italia non ha niente da invidiare sotto nessun punto di vista. Per carità, all’estero ci sono città belle e accoglienti, ma anche le migliori non hanno niente più di quelle italiane. Del resto non è un caso se, ad esempio, se Stoccolma e Bruges sono considerate una copia di Venezia alla quale assomigliano.
Per carità: Parigi, Vienna, Londra, Budapest, Edimburgo, ecc. sono belle. Però cosa hanno in più di Firenze, Torino, Napoli e tante altre località italiane? Naturalmente Roma, Venezia, Capri, Taormina e Portofino sono fuori categoria. Poi non si capisce perché si debba scegliere un villaggio turistico egiziano o della incasinatissima Ibiza piuttosto che le spiagge della Puglia o della Sicilia.
Poi c’è l’enogastronomia. E qui non c’è confronto. Non a caso all’estero è stracolmo di ristoranti italiani o di pizzerie. Mentre in Italia sono pochissimi i locali che propongono cucina di altri stati. E il cibo è una parte fondamentale della vacanza. Pensandoci bene: non ha molto senso andare in giro per l’Europa e cercare la pizza, la carbonara, l’aglio e olio oppure le lasagne.
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