La storia del liquore si perde nella notte dei tempi ed è legata ai riti pagani del solstizio
CESENA. Non è un simbolo di San Giovanni, ma il nocino è un parente stretto di aglio, lavanda e fischietto.
«Il nocino è un liquore da farsi verso la metà di giugno, quando le noci non sono ancora giunte a maturazione. È grato di sapore ed esercita un’azione stomatica e tonica». Con queste parole Pellegrino Artusi introduce la ricetta del nocino nel suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Ma l’infuso digestivo a base di noci acerbe ha origini più antiche, ma anche incerte.
E’ un liquore di colore scuro e dal gusto intenso, dalla personalità forte. Meglio servirlo liscio a una temperatura sui 18-20 gradi. Non è male abbinarlo a frutta secca, cioccolato, Parmigiano Reggiano o versato sul gelato fior di latte, crema o vaniglia.
La storia affonda le radici sia nel cristianesimo che nell’esoterismo, tra santi, streghe e antichi rituali pagani. Anche per il nocino la notte di San Giovanni è magica. Secondo la tradizione le noci vanno raccolte a regola d’arte. Il momento giusto è la notte del solstizio d’estate, la più corta dell’anno e la più ricca di fascino e simbologia. Non a caso secondo la leggenda è nella notte tra il 23 e il 24 giugno che si concentravano i riti magici. Infatti è ricca di simbologie e le streghe raccoglievano i frutti del noce ancora acerbi per garantire lunga vita alla pianta nell’unico giorno dell’anno in cui la luce vince sulle tenebre.
Secondo la leggenda le noci per preparare il liquore devono essere raccolte da donne scalze, poi lasciate tutta la notte alla rugiada, considerata una panacea per tutti i mali. Il giorno dopo, il mallo va messo in infusione nell’alcool almeno fino alla notte di Halloween .
Le origini non sono chiarissime, già i Romani parlavano di un liquore di noce bevuto dai Picti, popolo dei Britanni. Altre fonti menzionano un liqueur de brou de noix bevuto dai Francesi, a base di mallo di noci. Probabilmente furono proprio i francesi a portare il nocino in Italia, prima in Liguria e poi nel Modenese. La capitale è la zona di Modena dove, a Spilamberto, nel 1978 è nato l’Ordine del Nocino Modenese.
Ormai ogni famiglia ha la sua ricetta ed è andata a farsi benedire l’abitudine di raccogliere le noci a San Giovanni. L’importante comunque è che siamo acerbe. Per preparare il liquore si utilizza il frutto con tutto il mallo, che deve essere ancora morbido, per essere tagliato con facilità (la giusta consistenza va valutata forando la noce con uno spillo).
Questa la ricetta che prevede l’Ordine del Nocino Modenese.
Ingredienti: 1 litro di alcool 95°1-1,kg di zucchero35-42 noci circa (a seconda della dimensione ma comunque sempre in numero dispari), chiodi di garofano e cannella (facoltativi)
Procedimento: le noci devono essere tagliate in quattro parti e riposte in un contenitore di vetro insieme allo zucchero. Dopo averle lasciate al sole per 1-2 giorni e mescolate periodicamente, bisogna aggiungere l’alcool e gli aromi. Il contenitore va tenuto in una zona parzialmente esposta al sole, da mescolare periodicamente, per poi filtrare il liquido non prima di sessanta giorni. Si consiglia di fare l’imbottigliamento in contenitori di vetro scuri. La conservazione deve essere fatta in un luogo fresco e per minimo di 12 mesi se si desidera apprezzare a pieno tutte le caratteristiche organolettiche.
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