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Il lavoro va pagato

Giuliano Zignani (Uil) replica a ristoratori e albergatori

CESENA. Ristoratori e albergatori faticano a trovare persone da assumere e puntano l’indice contro il reddito di cittadinanza. Il refrain non è solo dell’ultimo periodo, ma è dall’inizio dell’estate che si sente. Ma Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil, non ci sta. E prova a mettere i puntini sulle i. Zignani non ha una visione vetero, è sempre stato all’avanguardia. Soprattutto ha sempre saputo essere di lotta e di governo. E’ un sindacalista non solo navigato, ma che conosce bene anche il territorio che rappresenta. Quando poi si tratta di lavoro è difficile prenderlo in castagna. Per quanto riguarda l’occupazione è innegabile che esista il problema della mancata corrispondenza fra domanda e offerta. Perciò alcune categorie faticano a trovare tecnici preparati. Problema che deve cercare di risolvere innanzitutto lo Stato predisponendo un piano di studi in grado di preparare i giovani in maniera adeguata. Fermo restando che successivamente sarà necessaria una formazione continua.

Giuliano Zignani (via Facebook)

Ma quando si parla di alloggio e ristorazione questo tipo di problema non esiste. Sono settori dove la richiesta di personale specializzato è bassa. Gli operatori però faticano a trovare i dipendenti e scaricano la patata bollente soprattutto sui giovani. Ma Zignani non ci sta a farli diventare il sacco delle botte. Ma la sua non vuole essere e non è una difesa d’ufficio. Il segretario regionale della Uil è abituato e metterci la faccia, ma non lo fa sempre e comunque. Si spende quando ci sono le motivazioni per farlo. E nel caso specifico ne ravvisa diverse. Innanzitutto toglie dal tavolo il reddito di cittadinanza. “A parte che un supporto a chi è in difficoltà va dato – premette -, in Emilia Romagna sono pochissimi i giovani che lo prendono. E’ un fenomeno che riguarda altre zone d’Italia. Da noi i problemi sono altri”.

E qui cala il carico da undici: “Se i giovani preferiscono non fare certi lavori è a causa dei contratti. Vengono proposti stipendi da fame. Anche di poche centinaia di euro al mese. In cambio si pretende il massimo. Così non va bene, non può andare bene”. Avrebbe quasi voglia di richiamare i padroni delle ferriere, ma si morde la lingua. Anche se non ci va molto lontano. Insomma, cambiano i fattori, ma il prodotto è (più o meno) sempre lo stesso: “Il lavoro va pagato, possiamo discutere di tutto, ma i lavoratori non possono continuare ad essere l’anello debole della catena” dice alzando i decibel della voce e prendendo una posizione che non  ammette repliche. Poi conclude: “Le furbate sono inutili e controproducenti. Il problema, alla fine poi si riversa sul sistema: se le paghe sono inadeguate le persone hanno una capacità di spesa più bassa e circolano meno soldi con tutti gli annessi e connessi”.

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