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Per il turismo è tempo di bilanci

Settore con molti problemi che non vanno banalizzati

CESENA. E’ tempo di bilanci per gli operatori turistici. La stagione balneare è andata bene. Per lo meno dal punto di vista delle presenze. Adesso resta da capire se i bilanci sono altrettanto positivi. E’ indubbio che le spese sono aumentate per una serie di motivi. Ma un tema di rilievo è la difficoltà a reperire personale. C’è chi ha dato la colpa al reddito di cittadinanza. Chi alla scorsa voglia dei giovani di lavorare. Ma un tema così delicato e complesso non va affrontato con banali generalizzazioni. 

Interessante la posizione Graziano Gozi, direttore della Confesercenti di Cesena e Ravenna, espressa rispondendo al quesito che gli ha posto Mario Russomanno: “Anche la nostre aziende hanno avuto difficoltà a trovare personale, la scorsa estate – ha detto Gozi -. Ma quello del reddito di cittadinanza mi pare solo uno degli aspetti della questione. Forse dobbiamo adattarci all’idea che i nostri giovani certi mestieri non abbiano più voglia di farli. Faccio un esempio: d’estate, ai tempi della scuola, andavo a lavorare per prendere qualche soldino, come me tanti della mia generazione. Chi lo fa più? La scolarizzazione, anche universitaria, è generalizzata, crescono le attese. Le famiglie possono probabilmente permettersi di mantenere più a lungo i ragazzi, aspettando occasioni migliori. Ma c’è anche un altro aspetto, riguarda l’innovazione della proposta turistica. Il nostro mondo sta investendo per attrezzare alberghi in grado di reggere la concorrenza con l’estero, il turista vuole vivere comodamente. Servono alberghi più confortevoli e ci si sta muovendo per approntarli. Serve anche personale maggiormente qualificato. E dunque dobbiamo metter in conto di investire di più nella formazione e nella retribuzione. Altrimenti da questa strettoia non usciamo”.

Gozi, mai banale, di fatto ha sintetizzato il tema da affrontare in vista delle prossime stagioni, a partire da quella 2022. E servono interventi soprattutto legislativi. In passato fra gli studenti era diffusa l’abitudine di lavorare in estate: nel turismo o in agricoltura, fenomeno che riguardava migliaia di persone che così si avvicinavano al mondo del lavoro. Soluzione che permetteva di prendere un dignitoso assegno di disoccupazione. Ora non è più così. L’assegno di disoccupazione è diventato insoddisfacente. Inoltre il tasso di scolarizzazione più elevato porta molti giovani a cercare occupazioni diverse, in sintonia con il titolo di studio acquisito e non accettando lavori come quello del cameriere. Condizione che si aggraverà nei prossimi anni. Poi c’è il problema della formazione, passaggio fondamentale per garantire la crescita qualitativa alla quale devono puntare hotel e ristoranti che per restare competitivi devono puntare sulla crescita qualitativa della propria offerta. 

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