L'analisi di Articolo 1
CESENA. Articolo 1 è tornato a discutere di politica dal vivo. Lo ha fatto con i relatori Maria Elena Baredi, Simone Oggionni e Federico Fornaro. Interessante l’argomento trattato: la povertà. Tema da sempre caro alla sinistra, ma che è anche il punto dal quale si deve partire o ripartire. Se una volta, a torto, veniva considerato un punto che ci riguardava solo marginalmente, adesso non è più così. Da tanto, troppo tempo, la situazione in Italia è peggiorata toccando livelli preoccupanti. Il Covid è stato solo la punta di un iceberg. Le difficioltà sono iniziate da più di dieci anni. La grande crisi del 2008 ha creato situazioni pericolose che non solo non sono state sistemate, ma col passare del tempo gradualmente aumentate. In particolare per la crisi della classe media che è sempre stata la ricchezza dell’Italia. Ora il problema non è più rinviabile. Su come intervenire ognuno ha la propria ricetta. Questo il documento di Articolo 1 che va oltre l’aspetto economico.
Da quando l’Istat ha iniziato a monitorare in maniera costante il livello di povertà degli italiani, nell’anno in cui il paese è stato colpito dal Covid-19 gli italiani in povertà assoluta sono arrivati a 5,6 milioni, il 9,4 per cento, cioè poco più di due milioni di famiglie: è il livello più alto dal 2005.
Sono nate nuove generazioni di poveri, che vivono situazioni di povertà non caratterizzate dalla scarsità di mezzi economici, bensì da altri tipi di scarsità: quali la ristrettezza delle relazioni sociali, l’isolamento e l’esclusione sociale, la scarsa salute dovuta al mancato accesso a servizi sanitari, la difficoltà ad accedere agli strumenti educativi, agli strumenti digitali.
Questo contesto impone una impostazione delle politiche di lotta alla povertà diversificata: strumenti di carattere esclusivamente economico-finanziario non possono, in via generale, essere considerati sufficienti. Gli strumenti economici devono, quindi, essere accompagnati da misure mirate al fine di dar luogo a inclusione sociale, misure a loro volta diversificate a seconda delle situazioni personali, ambientali e sociali.
Giustizia sociale. Redistribuzione della ricchezza. Patrimoniale. Un paese in cui chi ha poco paga meno, chi ha molto paga di più, è un paese più giusto. È un paese che funziona meglio.
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