Perché gli operai non votano più a sinistra?

Impietosi i dati dell'ultimo sondaggio Ipsos

CESENA. Il Corriere della Sera di oggi pubblica un sondaggio fatto dalla Ipsos di Nando Pagnoncelli. E’ utile per cercare di capire che legame resta tra le singole formazioni politiche e il loro “storico” retroterra sociale e se le nuove strategie di riposizionamento stiano funzionando. Va da sé che per ogni schieramento politico ci siano luci e ombre. Per quanto riguarda la sinistra è confermato un dato del quale da tempo si aveva la sensazione: non intercetta più il voto degli operai. L’allarme rosso era scattato da un po’ di tempo. Adesso è arrivata una sorta di certificazione. I dati sono impietosi e la situazione è ancora più preoccupante se si considera che Ipsos quota il Pd, col 20,7, come primo partito italiano. 

Sulla forza guidata da Letta il Corriere scrive: se votassero solo gli over 65 il Pd avrebbe il 36,4% dei consensi mentre se a esprimersi fossero solo i 35-49enni crollerebbe al 13,5%. Una distanza larghissima. Scontato invece il dato che vede i lettiani più forti nel Centro Italia, ben insediati nel Nord Ovest e invece molto deboli nel Sud e Isole (al 14%). Se prendiamo in esame l’ ampiezza del centro urbano di residenza la grande dimensione premia il Pd: nei comuni oltre i 100 mila abitanti sale al 26,5%, otto punti in più del consenso registrato nei comuni sotto i 10 mila. Significativo il successo tra i laureati (26,2%) dove stacca di dieci punti il risultato raggiunto tra i possessori di sola licenza media. Ma veniamo alle professioni e qui il dato che balza agli occhi è il definitivo divorzio tra Pd e operai. Tra le tute blu il consenso dei lettiani è dell’ 8,2% contro il 25,5% tra gli imprenditori, il 19,6% tra i lavoratori autonomi, il 37,1% tra i pensionati e il 30,4% tra gli studenti. La classe operaia sceglie soprattutto la Lega (27,8 per cento, oltre il doppio di tutte le sinistre che, unite, si fermano al 12,4) e Fratelli d’Italia (17,7).

Forse sarebbe il caso che la sinistra si facesse delle domande e cercasse di darsi delle risposte perché per governare il paese non è sufficiente intercettare il gradimento di ceti dirigenti e pensionati. Chi ha vissuto e vive quella parte politica ha provato a indicare una serie di motivi: difficoltà di parlare al cuore (o pancia) degli elettori, scelta di tempi che non scaldano. Quindi una delle soluzioni indicate è quella di unire ai temi sui diritti anche quello sulle paure (lavoro, tasse e sanità). Però c’è chi ritiene che serva un front man che riscaldi perché, sfumata la meteora Renzi, poi quella grillina, in appannamento il populismo leghista, il prossimo che proporrà idee semplici, valide e di buon senso potrebbe sfondare.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.