Se Camera e Senato sono ingolfati è anche per quello
CESENA. Forse lo sciopero generale non era prevedibile e preventivabile, ma la protesta è giusta. Nel senso che i sindacati fanno bene ad alzare la voce. Perché questa volta (leggesi riforma fiscale) ad essere penalizzati sono i redditi più bassi. Un quadro della situazione significativo è stato fatto da Gian Paolo Castagnoli, giornalista cesenate, che in post su Facebook ha scritto: con la riforma fiscale messa a punto dal governo Draghi un lavoratore che guadagna 20.000 euro lordi all’anno avrà a disposizione 100 euro all’anno in più, mentre chi ha un reddito di 55.000 euro si metterà in tasca 970 euro in più. L’iniquità mi pare evidentissima. Così come mi pare evidentissimo che dietro questa scelta c’è un’idea politica, sociale ed economica molto chiara, che se ne frega della tanta sbandierata ridistribuzione della ricchezza, che si fa beffe della progressività fiscale, che è disattenta a chi fatica ad arrivare alla fine del mese, che allarga le disuguaglianze invece di ridurle. Si sta dando, ancora una volta, uno schiaffone alla giustizia sociale e farlo in questo momento è particolarmente ignobile. Tutto il resto sono chiacchiere.
Castagnoli ha ragione, così come ce l’hanno i sindacati. E’ anche vero che Draghi non può essere descritto un Robin Hood al contrario. Di quelli ne abbiamo visti e non sono neppure parenti con l’attuale presidente del Consiglio. Però, nel caso specifico, si poteva fare di più per redditi bassi. Perché quanto si interviene è da lì che si deve partire. La redistribuzione del reddito funziona se si parte dai redditi più bassi. Anche se è altrettanto vero che il lavoro da fare è tantissimo. Perché c’è anche un ceto medio che se non è da ricostruire poco ci manca.
Però è vero che tutti i problemi non possono essere risolti in una manovra di bilancio che, da sempre, è quella in cui si concentrano tutte le tensioni. E, forse, l’errore è proprio questo: aver inserito la riforma fiscale nella manovra di bilancio. E’ anche vero che, anche per l’elezione del presidente della Repubblica, i lavori parlamentari saranno ingolfati. Ma, stando così le cose, è legittima una riflessione sull’orario lavorativo dei parlamentari. E’ fuori di dubbio che quello attuale è totalmente insufficiente. Lo sarebbe a prescindere, ma lo è ancora di più per chi ha un ritorno economico (e non solo) privilegiato.
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