Intervento di Marcello Borghetti (Uil) sui perché dello sciopero generale
CESENA. Non si è ancora spenta l’eco della manifestazione organizzata ieri da Cgil e Uil. I perché dello sciopero generale li spiega Marcella Borghetti, segretario della Uil cesenate, nel suo intervento.
Ieri insieme per la giustizia, in piazza a Roma Bari, Palermo, Milano e Cagliari, per dare voce a tutte le persone in difficoltà, che continuano a soffrire. Abbiamo portato all’attenzione della politica e del governo un’Italia che è stata lasciata indietro e tantissime persone hanno scioperato e manifestato per cambiare quelle scelte inique e ingiuste che nella legge di bilancio manifestano una enorme distanza della politica dal paese reale . Questo sciopero è un nostro diritto democratico e certo non ci intimoriscono i tanti gufi che pretenderebbero il silenzio di milioni di persone. Si parla tanto del 6% di aumento del Pil ma le multinazionali continuano a delocalizzare, non si produce occupazione e quella poca prodotta è composta di precariato sottopagato e senza diritti. La narrazione del “tutto va bene” non funziona. Non si affronta il tema previdenziale con riforma strutturale della flessibilità in uscita che rompa il muro della legge Fornero, che ha requisiti di uscita dal lavoro insostenibili, in un paese dove si contano fin troppe morti sul lavoro di persone che dovrebbero essere già in pensione. Non si affronta il tema della pensione di garanzia per i giovani e neppure di risposte strutturali per il lavoro discontinuo delle donne. Non si affronta il tema di un reale rilancio della sanità e della Scuola pubblica.
Nello stesso tempo il governo aiuta i ricchi con una rimodulazione Irpef, frutto di un accordo di maggioranza che ignora lavoratori dipendenti e pensionati che insieme garantiscono il 90% del gettito Irpef, non si affronta il tema dell’evasione fiscale, mentre ancora suonano le sirene di un nuovo condono, camuffato sotto chissà quale voce. Nessuno può pensare di risolvere con la bacchetta magica i problemi di 20 anni di distorsioni e di ingiustizie di carattere economico, fiscale, e sociali, ma se questa è quella inversione di tendenza con la quale giustificano il proprio imbarazzo tanti politici, la respingiamo al mittente, perché questa direzione di marcia è completamente ingiusta e mantiene una grave e imperdonabile disattenzione nei confronti di milioni di persone che sono in condizione di grave disagio sociale ed economico e che hanno diritto con misure concrete di ottenere il diritto ad un benessere e speranza nel futuro, che non può essere solo di proprietà dei più ricchi forti e potenti.
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