Le attività di ricerca del CIRI Agrifood in materia di innovazione dei packaging alimentari sono state al centro dell’evento “Next Generation Food Packaging – materiali, macchine e processi per una corretta gestione della sicurezza e sostenibilità alimentare”, promosso dalla stessa struttura di ricerca dell’Università di Bologna, in collaborazione con il Tecnopolo di Forlì-Cesena e Ser.In.Ar. Gli obiettivi della sperimentazione in questo ambito vanno in più direzioni: dalla sostenibilità ambientale alla riduzione degli sprechi alimentari, fino all’individuazione di soluzioni che conservino le qualità e la sicurezza dei cibi e ne prolunghino la shelf life, ovvero la data di scadenza.
Il Ciri Agrifood – come ha affermato il direttore Francesco Capozzi (nella foto) – mette in campo una squadra composta di oltre 100 ricercatori, appartenenti a ben 10 dipartimenti universitari diversi, a conferma che gli studi sugli alimenti, e sui packaging in particolare, necessitano di un approccio altamente multidisciplinare, che è finalizzato all’innovazione e all’industrializzazione presso le imprese del settore sia locali che nazionali. In questo contesto è determinante il supporto dell’Università di Bologna, espresso dal Magnifico Rettore Giovanni Molari, presente all’evento, che ha ricordato quanto la sostenibilità ambientale è strategica per l’Ateneo, tanto da aver identificato per questo ambito un proprio delegato. A Cesena, grazie al Ciri Agrifood, si è realizzata un’unicità virtuosa, ovvero una sinergia forte fra didattica, ricerca e territorio, che vede la stessa amministrazione comunale allineata – sono parole del sindaco Enzo Lattuca – per sostenere la ricerca applicata funzionale allo sviluppo industriale, su cui oggi è strategico spingere sull’acceleratore per usufruire degli ingenti incentivi pubblici disponibili a livello nazionale e comunitario. Un punto, quest’ultimo, ribadito con forza anche da Paola Salomoni, assessore regionale alla Scuola, Università e Ricerca, che ha ricordato che la Regione Emilia Romagna disporrà dei fondi S3 e che si proporrà come ecosistema territoriale dell’innovazione per accedere al PNRR: contesti per cui servono idee innovative da inserire nei piani di finanziamento. In questo contesto è rilevante anche l’apporto che potrà offrire Ser.In.Ar., il cui ruolo per consolidare la connessione fra mondo della ricerca e imprese agroalimentari (di cui il territorio cesenate è particolarmente ricco e vivace), è stato espresso dal presidente Dario Maio.
Le innovazioni sul packaging elaborate all’interno del Ciri Agrifood e illustrate da Santina Romani, Francesca Patrignani e Nadia Lotti, partono da obiettivi che abbracciano conservazione, qualità, sicurezza dell’alimento e sostenibilità ambientale. Sviluppano tecnologie innovative riconducibili a tre tipologie, quali il packaging attivo, ovvero quello che interagisce con l’alimento, rilasciando sostanze utili o assorbendo quelle indesiderate, il packaging intelligente, che consente di rilevare tramite microchip le condizioni di conservazione e di monitorare il prodotto e il packaging edibile, che può essere consumato insieme al prodotto. Tutte soluzioni, accompagnate con materiali spesso flessibili, leggeri, biodegradabili e in certi casi anche riciclabili, per avviare interessanti processi di economia circolare.
Di particolare interesse certamente il progetto elaborato in collaborazione con il consorzio Bestack, che si sostanzia nella creazione di packaging in cartone ondulato per prodotti frutticoli, grazie al quale, tramite il rilascio di una miscela attivante a base di antimicrobici naturali, si preserva la qualità del prodotto e si allunga la sua shelf life: le prove tecniche realizzate a proposito hanno anche prodotto interessanti risultati in termini di riduzione degli sprechi da parte dei consumatori. Altri interessanti progetti presentati sono stati Ecopacklab, tramite il quale sono stati identificati materiali flessibili biodegradabili e compostabili di packaging e Safelivery, un box intelligente per la consegna a domicilio di alimenti, studiato specificatamente per ridurre i rischi di permanenza di microorganismi sulla superficie dell’imballaggio, anche in funzione di prevenzione Covid 19.
Quale sarà la nuova frontiera del packaging del futuro? Certamente un mix che contenga aspetti smart, sicurezza e sostenibilità, che affronti in maniera responsabile la complessa questione dello smaltimento delle materie plastiche, che oggi ha un forte impatto sulla terra e in mare e che approfondisca lo studio di materiali sostenibili (bioplastiche biodegradabili e riciclabili, anche generate da alghe) provenienti da fonti rinnovabili e non fossili, al fine di transitare da un’economia lineare ad una circolare. Altri orizzonti da esplorare sono gli utilizzi della carta, in abbinamento con bioplastiche, l’abbandono di packaging monouso (che presentano un forte impatto ambientale) e, in generale, un consolidamento diffuso delle sinergie fra mondo della ricerca e aziende agroalimentari nell’ottica della multidisciplinarità, che offra risposte scientifiche ai bisogni reali della società di oggi e di domani.
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