Giancarlo Petrini è uno dei pochi ad avere carisma, competenze e predisposizione
CESENA. I problemi per Cesena sono iniziati quasi quindici anni fa quando i vertici della Cassa di Risparmio si divisero sull’opportunità di vendere la banca. A spingere per la cessione era Davide Trevisani. Si scontrò innanzitutto con Adriano Gentili, allora direttore generale che poi coagulò una formazione guidata da Bruno Piraccini. Il crac della Cassa poi fece precipitare la situazione, ma quella divisione creò una crepa insanabile nel salotto buono della città. Quello che fino a quel momento era stato una sorta di Comune bis. Con la differenza che la Fondazione a palazzo Albornoz non era alternativa, ma complementare.
Tanti i progetti nati in corso Garibaldi. Uno su tutti la secante. La Cassa non solo finanziò il “nuovo” progetto, quello con la galleria. Ma Davide Trevisani mosse tutte le tantissime aderenze romane per far decollare il progetto. E Trevisani allora era il plenipotenziario della Cassa ed era una sorta di sindaco bis che realizzava i progetti che gli piacevano, ma senza usare soldi pubblici.
E’ stato anche un personaggio scomodo in quanto non faceva nulla per tenere a freno la sua enorme personalità. Però ad una città servono personaggi come lui. Il suo posto lo ha preso Bruno Piraccini, più mite, ma altrettanto determinato, fondatore di Orogel che ha continuato a supportare la città anche dopo il crac della Cassa che prima di saltare garantiva circa quattro milioni di euro all’anno. Adesso poco meno di uno. Il problema è che Piraccini non è più un ragazzino e dopo di lui c’è poco o niente.
La Fondazione ha pochissimi soldi, ma soprattutto poca personalità. Il problema è duplice: assenza di peso specifico e visione pubblica d’insieme. Cesena continua ad essere una città ricca e operativa. Ma l’impressione è che ognuno vada per conto suo. La nuova generazione Amadori è su altre faccende affaccendata, Nerio Alessandri ha una dimensione più nazionale. Gli altri imprenditori si coagulano soprattutto su Romagna Iniziative e quella Solidale, consorzi importanti, ma con ruoli non centralissimi. Più che la buona volontà manca il posto dove fare sintesi e una persona che la possa guidare. Al momento in città ci sono tanti manager di punta che però mostrano di essere dei fuoriclasse soprattutto nel moltiplicare gli utili aziendali. Quello che invece ha una visione più comunitaria è Giancarlo Petrini, direttore del Credito Cooperativo Romagnolo. Ha carisma, competenze e predisposizione.
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