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La disfatta di Grillo

Come sono lontani i tempi del Vaffa

CESENA. Non sono l’agente pubblicitario. Molte volte ho usato questa frase nei vent’anni in cui sono stato responsabile della redazione di Cesena del Corriere Romagna. La pronunciavo quando qualcuno che contattavo per un articolo mi parlava di pubblicità. Mi annotavo il recapito e lo giravo all’ufficio competente. Non sono un cavaliere senza macchia e senza peccato. Nonostante abbia sempre cercato di fare attenzione all’aspetto deontologico, di errori ne ho fatti, anche più di uno. Ed a bocce ferme garantisco che alcuni sbagli non li rifarei più. Ma, facendo un bilancio, ritengo di aver risposto in maniera più che soddisfacente alle regole che il mio ordine mi impone di rispettare.

Soprattutto sono soddisfatto di aver sempre cercato di essere onesto intellettualmente. E cerco di esserlo anche adesso che Beppe Grillo è finito nel tritacarne della giustizia per una vicenda che sa molto di deontologico. Del comico genovese e dei suoi “seguaci” sono sempre stato un fiero oppositore. Non l’avevo mai nascosto e quando venne a Cesena per incontrare il sindaco non gli nascosi niente.

Erano diversi i motivi per i quali lo contrastavo. Innanzitutto non mi sono mai piaciuti gli imbonitori e avevo una visione della politica diversa dalla sua. Sia per i toni populisti che per il metodo adottato per scegliere gli esponenti. Poi c’erano fatti personali. Grillo chiedeva a viva voce la cancellazione dei contributi all’editoria che ci sono in tutta Europa e in misura maggiore rispetto all’Italia. Decisione che avrebbe fatto chiudere decine di testate (Corriere Romagna compreso) facendo perdere il lavoro a migliaia di giornalisti. Ma la cosa peggiore era il Vaffa. Ritengo una cosa gravissima redigere una lista di giornali che, rispettando la legge, accedono alla contribuzione pubblica e additarli in piazza urlandogli dietro dei vaffa come se avessero rubato qualcosa. Esporre al pubblico ludibrio è una totale mancanza di rispetto nei confronti delle persone e un atteggiamento da inquisizione del Medioevo. 

Adesso Beppe Grillo è sotto inchiesta per motivi deontologici. Non andrò in piazza ad urlargli un Vaffa e neppure faccio il tifo perché lui venga condannato. Inoltre gli auguro di non subire la stessa gogna alla quale lui e i pentastellati hanno riservato a tanti altri. Per il resto il tempo è già stato galantuomo per lui e per tanti come lui. Fin dall’inizio sono sempre stato convinto che i 5Stelle si sarebbero sgonfiati. Non perché non dicessero anche cose giuste, ma per il metodo. Nella vita non si può inventare nulla. Serve esperienza, a qualsiasi livello. E, tanto meno, ci si può inventare politici e soprattutto amministratori. Non a caso, col tempo, qualche individualità è emersa. Ma senza esperienza si fanno dei guai alla cosa pubblica senza che però valga un vecchio adagio: chi rompe paga e i cocci sono suoi.

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