Fondamentale per il dialogo
CESENA. Ogni anno il Papa nella giornata mondiale delle Comunicazioni sociali regala delle interessanti riflessioni. Lo scorso anno ha invitato a concentrarsi su “andare e vedere” quest’anno ha posto l’attenzione su un altro verbo: ascoltare. Partendo dal presupposto che ascoltare non è solo sentire, ma qualcosa di più profondo. Serve ascoltare il cuore. E Papa Bergoglio cita Sant’Agostino: non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore.
Ma, ammonisce il Santo Padre, ascoltare non è neanche origliare e farlo bene è fondamentale per il dialogo e anche per il buon giornalismo. “Per raccontare un evento o descrivere una realtà in un reportage è essenziale aver saputo ascoltare, disposti anche a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza”. Il tutto, aggiunge Bergoglio, per dare qualità all’informazione ufficiale evitando quindi il pericolo infodemia che è comparsa soprattutto durante la pandemia.
Il monito del Papa però non è rivolto solo al mondo dell’informazione, ma anche alla Chiesa dove “c’è tanto bisogno di ascoltare e ascoltarci. E’ il dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri”. Soprattutto per questo da poco è stato avviato un percorso sinodale, “una grande occasione di ascolto reciproco”.
Ma ascoltare pare essere anche il verbo preferito di Douglas Regattieri, vescovo della Diocesi di Cesena – Sarsina. Ci si attiene sempre e lo ha fatto anche quando doveva rivedere la struttura diocesana. Una ristrutturazione importante irreversibile, ma procederà per gradi proprio perché il vescovo dopo aver ascoltato ha scelto di imporre niente, ma di muoversi nel pieno rispetto della volontà dei parroci.
Il problema è la carenza di preti. Erano 120, adesso sono una sessantina. Da quando Douglas Regattieri è a Cesena (città dalla quale vorrebbe non spostarsi più) ha celebrato 64 funerali a fronte di una decina di celebrazioni. Una carenza che ha portato a rivedere l’organizzazione diocesana. La novità è la creazione di unità pastorali nelle quale i sacerdoti diventano intercambiabili. In pratica devono sempre ragionare in modo sinodale avendo una visione più ampia rispetto alla singola parrocchia. Una “rivoluzione” accettata da circa il 50 per cento dei sacerdoti della Diocesi. Per quelli che hanno espresso dubbi il vescovo ha scelto di proseguire con il vecchio sistema. “Una diversità che non deve preoccupare” ha detto Douglas che però ha ammonito che la strada è stata tracciata e indietro non si tornerà.
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