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Si fa presto a dire libertà d’informazione

Bene il presidente della Repubblica, ma serve uno step ulteriore

CESENA. “Dignità è garantire e assicurare il diritto dei cittadini a un’informazione libera e indipendente”. Così Sergio Mattarella nel discorso tenuto, nel pomeriggio di giovedì, nell’aula della Camera dopo aver giurato, per la seconda volta, come Presidente della Repubblica. Il Mattarella bis inizia, dunque, nel segno di un forte appello alla dignità che – ha detto il Capo dello Stato – è “pietra angolare del nostro impegno, della nostra passione civile”.

Parole importantissime quelle del rieletto presidente della Repubblica. Va però detto che non è la prima volta che Mattarella prende posizione per tutelare un’informazione libera e indipendente. Il presidente della Repubblica ha le idee chiare, ma è difficile dire altrettanto sul resto della politica. 

I nemici dell’informazione libera e indipendente sono i grillini, soprattutto quelli della prima ora, che hanno fatto di tutto per mettere una pietra tombale sull’informazione libera italiana. Però buona parte dei fruitori del lavoro della stampa non ha del tutto chiaro cosa significhi “informazione libera e indipendente”. Fra l’altro è in aumento il numero di coloro che pensa che informazione debba far rima con copia/incolla. Mentre i comunicati stampa dovrebbero essere solo un elemento marginale del prodotto giornalistico. 

Libertà però non significa poter scrivere tutto e di tutto. C’è un limite oltre al quale il giornalista non deve andare, sia per pertinenza che continenza. Non c’è un limite oggettivo. Ci sono anche posizioni borderline che comunque, in caso di querela, sarà un giudice a dover valutare. Spesso però quello che manca è il rispetto dell’altra parte. Se per il giornalista c’è comunque la spada di Damocle del giudice, lo stesso non vale per l’altra parte. Sono in crescita le persone che alzano il telefono per offendere l’autore dell’articolo a prescindere. Ma le offese non sono niente. La cosa grave sono le querele temerarie, presentate solo per spaventare il giornalista, non dal punto di vista penale, ma civile, Ebbene, per avere un’informazione libera serve una legge che possa permettere di contrastare le querele temerarie. Serve una normativa per fare in modo che se la notizia si rivelasse fondata serva un risarcimento per chi temerariamente è stato chiamato in giudizio. 

Una proposta di legge è stata depositata nel 2019 e prevede che il giudice possa condannare il querelante a pagare una cifra pari al 50 per cento della pretesa. La norma però è rimasta chiusa in un cassetto. E si teme ci possa restare per molto tempo. 

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