Un nuovo ordine mondiale

Continuano i movimenti. Fondamentale un'Europa forte

CESENA. Un nuovo ordine mondiale. Crescono gli analisti che ritengono che questo possa essere uno degli obiettivi di Putin. Una visione credibile, ma che presenta delle controindicazioni. I problemi ci potrebbero essere soprattutto per la Cina che dovrebbe essere il partner della Russia. Il Dragone è molto vicino a Putin, ma non può irretire più di tanto l’Europa e gli States che sono i principali mercati nei quali esportare i propri prodotti.

Inoltre la Cina non ha certo bisogno della Russia per allungare i suoi tentacoli al di fuori dei propri confini. Già adesso ha messo radici in una parte consistente dell’Europa: il porto del Pireo parla soprattutto cinese, il Montenegro fatica a rimborsare i prestiti perciò…, l’Ungheria si farà finanziare (1,3 miliardi) un campus universitario strategico. E poi c’è la Serbia. E’ di ieri la notizia che Pechino ha inviato aerei e missili a Belgrado. 

Al di là di tutto questa è l’ennesima dimostrazione dell’aumentata presenza e influenza della Cina in Europa. Quindi, un nuovo ordine mondiale è già nelle cose. Ed è difficile pensare che ci potranno essere delle retromarce. Anzi, è realistico pensare al contrario. Per evitare che questa espansione continui è necessaria una risposta adeguata che può arrivare solo da un’Europa unita e forte. E’ difficile immaginare che un singolo paese possa opporsi alla lenta, ma inesorabile avanzata del governo di Pechino. 

Ma un’Europa forte è necessaria non solo per quello, ma anche per trattare alla pari con gli Stati Uniti e la Russia. Del resto l’Ue è il più grande blocco commerciale del mondo e interviene in circa il 15 per cento degli scambi mondiali di merci. Inoltre la crisi del Covid e la strategia di influenza delle grandi potenze dimostrano che senza l’Europa non saremmo in grado di  pesare sulle scelte strategiche del pianeta e rischieremmo di essere assoggettati. Prendiamo, ad esempio, il digitale. Solo un continente unito può tenere testa a gigantesche piattaforme che sono diventate più potenti di certi stati.

Il che non significa che tutto va bene. Anzi, ci sono tante cose da fare. Bisogna promuovere il progresso scientifico e tecnologico, lottare contro l’esclusione sociale e la discriminazione, promuovere la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini e la tutela dei diritti del minore, rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra i paesi aderenti e combattere la burocrazia.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.