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La Resistenza rito laico imprescindibile

Il commento di Lorenzo Plumari, segretario Pd di Cesena

CESENA. Dopo lo stop forzato di questi due anni di restrizioni dovute alla pandemia si è tornati oggi, finalmente, a celebrare il 25 aprile in presenza. Questo il commento di Lorenzo Plumari, segretario del Pd di Cesena. 

Due anni di pandemia sono stati lunghi e anche se il modo per ricordare la Resistenza lo si è trovato comunque, ad esempio cantando ‘Bella ciao’ dalle finestre e dai balconi durante il lockdown per ricordare i valori della libertà e della democrazia, dobbiamo dircelo chiaramente: celebrare il 25 aprile in presenza assume tutto un altro significato. Sono tornate le bandiere, la politica e la musica, le persone in corteo. È tornato quel momento di festa e di memoria che deve unire il Paese e non dividerlo e che da settantasette anni rappresenta, come dice giustamente la Senatrice Liliana Segre, un rito laico imprescindibile. 

Quest’anno in particolare, alla luce del conflitto in Ucraina, il tema della resistenza è ancora più attuale. E questa mattina mentre si intonava ‘Bella ciao’ il pensiero era rivolto anche al popolo ucraino che il 24 febbraio scorso si è trovato l’invasore russo in casa. Di fronte a questa invasione l’equidistanza non è accettabile, quando c’è un aggredito e un aggressore, un oppresso e un oppressore, quando da un lato c’è un popolo che difende la propria libertà e la propria sovranità e chiede aiuto e dall’altro un tiranno con visione imperiale come Putin, prendere parte è necessario. La stessa sinistra italiana è nata dalla lotta di liberazione antifascista, che non fu una lotta combattuta con i fiori e gli slogan ma condotta con le armi.

E la resistenza è resistenza sempre, in qualsiasi epoca e in qualsiasi luogo del mondo. Là dove la libertà e la democrazia sono aggredite, là c’è resistenza e bisogna sostenerla in ogni modo. La neutralità non è possibile perché, come la Liberazione dal nazifascismo ci insegna, in molti casi la pace non si ottiene restando indifferenti. Sono altresì convinto che questi aiuti, che stanno permettendo la resistenza Ucraina, a loro volta permetteranno trattative serie, non una resa e nemmeno non un’annessione, bensì veri negoziati per una pace duratura nel tempo. E questa richiesta di pace, questo desiderio di un rapido ritorno alla pace, deve unirci tutti. In questo senso serve una nuova centralità europea. La guerra, dopo la pandemia, sta accrescendo la voglia di un’Europa più unita, forte e capace di giocare un ruolo da protagonista in queste situazioni.

Un’Europa che si sta interrogando e sta cercando una strada. In Italia l’unico leader politico ad averlo capito è Letta il quale, senza ambiguità, si sta muovendo in questa direzione. Una rinnovata centralità europea sarebbe una risposta forte al sovranismo e garantirebbe un futuro stabile e soprattutto di pace all’Unione europea. Il segretario nazionale Letta lo dice bene quando afferma che l’Europa di domani sarà diversa ma bisogna guidare il cambiamento e non farsi guidare dagli eventi, con un punto fermo: l’Europa è la nostra casa, oggi ancora di più, e il nostro impegno deve essere quello di riformarla e renderla più solida e pronta dinanzi alle sfide del nostro tempo.

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