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Cesena ha un grosso problema. Nessuno ne parla, ma si rischia molto

Le ripercussioni maggiori per welfare e cultura

CESENA. La notizia rischia di passare sotto silenzio, mentre dovrebbero essere molte le domande che ci si dovrebbe porre perché in ballo c’è buona parte della futura crescita della città. Domenica è stato presentato il bilancio della Fondazione Cassa di Risparmio. Un dato  emerge con chiarezza: i soldi distribuiti sul territorio sono 438 mila euro. Tra questi spiccano aiuti anti-povertà, che si sono rivelati più che mai preziosi in un momento di crescenti difficoltà a seguito dell’emergenza Covid. Quindi gli amministratori meritano un plauso per la lungimiranza con la quale hanno governato, ma non possono moltiplicare i mezzi a loro disposizione. Perché il problema è tutto lì: i soldi sono pochi. Infinitamente meno rispetto ad un tempo, quando erano ampiamente superiori ai due milioni di euro. 

Ma il dato che emerge in tutta la sua crudezza è un altro: a Forlì la fondazione distribuisce al territorio più di dieci milioni all’anno. Quindi c’è un mismatch di oltre dieci milioni. Stiamo parlando di qualcosa come una ventina di miliardi di vecchie lire. E, fra averli e non averli, c’è una bella differenza. Una mancanza che limita lo sviluppo della città. In particolare dal punto di vista del welfare e della cultura. Ma ne risente anche lo sviluppo economico. Non va dimenticato che se a Cesena c’è la secante molto merito è proprio della Fondazione Carisp che finanziò il progetto del nuovo tracciato, quello con la galleria. Poi Davide Trevisani, presidente dell’istituzione, si spese personalmente per arrivare al via libera. Il problema è stato il crac della Cassa di Risparmio. 

Riuscirla a vendere incassando un paio di milioni, avrebbe potuto rendere alla Fondazione circa otto milioni all’anno. Invece stiano raccontando tutta un’altra storia. Inutile cercare la causa di una vicenda che non sarà mai chiarita definitivamente. Resta il profondo malessere per quello che poteva essere e non è stato.

Quello che risulta strano è anche che nessuno dice niente. Ormai si governa l’esistente. E’ chiaro, nessuno, compresi i più bravi, può spendere soldi che non ha. Però sarebbe lecito aspettarsi che l’argomento sia preso di petto per cercare di ridurre il più possibile il gup che si crea con Forlì. Non tanto per un’inutile competizione col cittadone, ma per evitare quello che, inevitabilmente, può portare ad una forma di decadimento del territorio.

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