La città che poteva essere un elemento trainante è diventata ininfluente
CESENA. Se per Ccr il futuro sarà una fusione Cesena perderà anche l’ultima banca cittadina. Fa male pensarci, per tutta una serie di motivi. Soprattutto per quello che poteva essere, ma non è stato per questioni di piccolo cabotaggio (leggesi posti in cda). Riavvolgendo il nastro si capisce che sono stati fatti degli errori. Cesena poteva essere una delle più importanti realtà regionali del mondo del credito cooperativo invece rischia di diventare ininfluente.
Cesena e il cesenate sono sempre state realtà importanti del mondo delle Casse Rurali che costruirono buona parte del loro successo lavorando a stretto contatto con il mondo agricolo in un periodo in cui i piccoli coltivatori avevano redditi importanti. Le fragole e la frutta garantivano ritorni invidiabili. All’epoca le casse rurali erano frastagliate. Oltre a Cesena c’erano Martorano, Ronta, San Giorgio, Macerone, Gatteo, Sala e Sarsina. Più di una volta si parlò della creazione di un’unica struttura. Successe in particolare all’inizio degli anni Duemila. Ma non si arrivò mai ad una sintesi.
Si crearono due concentrazioni. Una attorno a Cesena e l’altra a Martorano. Tutto però lasciava pensare che prima o poi si sarebbe arrivati alla fusione. E trattative ci furono, anche serrate. In un’occasione sembrava tutto fatto. Era stato trovato l’accordo su tutti i punti più importanti: aspetto finanziario e direttore. La trattativa si impuntò sulla composizione del cda. Sarebbe nata una delle più importanti Bcc della regione. Invece sulle poltrone non ci fu niente da fare e non solo saltò tutto, ma cominciarono anche la concorrenza e i colpi bassi. I due istituti di credito non solo non erano più cugini, ma neppure conoscenti.
La storia recente è sotto gli occhi di tutti ed ora siamo qui a leccarci le ferite. Inutile cercare un colpevole, anche perché non ce n’è solo uno. Di certo questa esperienza insegna che nel medio/lungo periodo non paga guardare al singolo interesse di bottega. L’egoismo non paga mai. Questa volta, alla fine, a farne le spese è stato il territorio. Vedere il bicchiere mezzo pieno quindi è impossibile, ma la speranza è che, almeno, s.i faccia tesoro dei grossi errori commessi. Sarebbe logico, ma non è certo che succederà. Anche perché dal territorio non arrivano segnali tranquillizzanti
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