RAVENNA. Sabato 11 giugno, alle 21.30 a Sant’Apollinare in Classe.
“Il termine musica antica per noi è inappropriato, perché nessuna musica è mai stata scritta per essere antica, ma piuttosto per essere fruita ad inchiostro ancora umido”: ridare vita a musiche del Settecento come fossero state scritte ora è una delle sfide che da sempre anima l’Ensemble Zefiro, fondato oltre trent’anni fa da Alfredo Bernardini insieme ai fratelli Paolo e Alberto Grazzi. Sfida che sabato 11 giugno, alle 21.30, si rinnova per Ravenna Festival nello straordinario spazio absidale della Basilica di Sant’Apollinare in Classe con uno dei capolavori indiscussi non solo del Settecento ma di tutta la storia della musica: i Concerti Brandeburghesi di Johann Sebastian Bach, eseguiti qui integralmente sotto la direzione appunto di Alfredo Bernardini. L’appuntamento è possibile grazie al sostegno di Pirelli, che anche nell’anno in cui celebra il proprio 150° anniversario è al fianco di Ravenna Festival.
Seguendo le tracce musicali di Pier Paolo Pasolini è inevitabile trovarsi di fronte al Kantor e quindi provare a indagare nel cuore di quel monumento che è il suo catalogo e le suggestioni che PPP ne sapeva cogliere – come poeta che riconosceva nella musica “le vere parole della poesia; cioè parole tutte parole e nulla significato”, ma soprattutto come regista, che a Bach ricorse per dare nuovo senso e profondità poetica alle immagini di molti dei suoi film. Tra gli altri anche la sua prima pellicola, Accattone, che Pasolini girò nel 1961 nella degradata periferia romana, ritraendo le vicende di un sottoproletariato di borgata cui conferì sacralità e uno spessore epico, anche grazie all’accostamento stridente eppure perfetto con la musica sublime di Bach. È proprio in quel film che risuonano brani tratti dai Concerti Brandeburghesi, l’Adagio dal Primo concerto e l’Andante dal Secondo.
Pagine “staccate” da quel continuum che è l’integrale affidata all’Ensemble Zefiro, che nell’esecuzione sceglie di non seguire la numerazione ufficiale, costruendo invece un percorso coerente con la poliedrica ricchezza e varietà degli organici previsti: quindi dalla vivace mescolanza sonora di corni da caccia, oboi, fagotto e violino piccolo del Primo si passa al tono più scuro e intimo del Sesto, poi al dialogo tra i flauti e il violino del Quarto; mentre nella seconda parte della serata dal rivoluzionario ruolo solistico del clavicembalo nel Quinto e dalla scrittura densa degli archi nel Terzo si approda alla luminosità sonora e ritmica del Secondo. Perché, come spiega proprio Alfredo Bernardini, “è improbabile che i Concerti Brandeburghesi siano stati concepiti per essere suonati uno dopo l’altro in una stessa occasione. Non abbiamo documentazione su questo aspetto, ma già l’ordine della partitura originale di Bach, che come sesto e ultimo concerto mette quello con un organico ‘più piccolo’, non è un ordine logico e appropriato per un’esecuzione integrale. Per questo, ci siamo presi la libertà di cambiare l’ordine nel nostro concerto”.
Del resto, quelli che Bach compone presso la corte del principe Leopold von Anhalt-Köthen e riunisce nel 1721 in un’unica raccolta sotto il titolo di Concerts avec plusieurs instruments, per poi inviarli con dedica al margravio di Brandeburgo, hanno come tratto unificante proprio la grande varietà, non solo timbrica ma anche formale: il compositore sembra indagare in essi ogni possibilità, dallo stile italiano al gusto francese, dalle movenze di danza alle più rigorose strutture contrappuntistiche, dalla coralità strumentale d’insieme al virtuosismo solistico.
L’Ensemble Zefiro è riconosciuto da pubblico e critica internazionale come uno dei riferimenti indiscussi dell’interpretazione del repertorio settecentesco. Come sottolinea lo stesso Bernardini: “un obiettivo dell’Ensemble Zefiro è stato fin dall’inizio di riscoprire partiture del Settecento meritevoli eppure poco conosciute, per esempio quelle di compositori come tra gli altri Jan Dismas Zelenka, Johann Friedrich Fasch, Johann Joseph Fux, Luigi Gatti, Jiří Druschtezki, ma anche di confrontarci con i capolavori e le pietre miliari del grande repertorio della stessa epoca, come la Watermusic di Händel, i Concerti di Vivaldi oppure le Ouvertures e, appunto, i Concerti Brandeburghesi di Bach. In entrambi i casi si tratta di sfide, diverse l’una dall’altra, ma che motivano il gruppo a studiare, provare, contestualizzare, capire e soprattutto a cercare di ridare vita a tutte queste musiche come se fossero state scritte ora”.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: da 20 a 30 Euro (ridotto da 18 a 26), under 18 5 Euro
L’appuntamento è in diretta streaming su ravennafestival.live
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