RAVENNA. Separati da secoli, Dante e Pasolini si incontrano idealmente in uno scatto in bianco e nero che mostra il secondo in visita alla Tomba nel 1961: un’immagine che sembra preludere alla riscrittura dantesca in cui Pasolini si sarebbe cimentato dal ‘63 fino alla morte.
È proprio La Divina Mimesis, pubblicata incompiuta e postuma, l’ispirazione iniziale di Frammenti infernali, al debutto martedì 14 giugno, alle 19, nel chiostro del Museo Nazionale (replica mercoledì 15 alla stessa ora). Produzione originale di Ravenna Festival nel solco della collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Verdi”, Frammenti infernali prende le mosse dal testo di Andrea De Luca, che ne è anche regista, ed è concepita al servizio della composizione musicale, firmata da tre allievi del corso di Mauro Montalbetti. In scena lo stesso De Luca, le cantanti del Master di II livello in Canto – Musica vocale e Teatro musicale del ’900 e contemporaneo della docenteAlda Caiello e l’Ensemble 20.21 nato in seno all’Istituto e diretto da Mariacostanza D’Agostino. Un passaggio di testimone da Dante a Pasolini, da un inferno medievale a un inferno neocapitalistico, tradotto in una serie di apparizioni, un viaggio personale con lo sguardo rivolto al presente – anche a quella guerra oggi così vicina.
“Per noi è una grande soddisfazione poter essere parte di uno dei festival più importanti d’Italia – spiega Damiano Ferretti, uno dei tre giovani allievi compositori coinvolti nel progetto, accanto a Mariacostanza D’Agostino e Gabriel De Pace – Soprattutto in vista dell’esecuzione delle nostre composizioni di fronte a un pubblico. Non è scontato: rispetto ad altri corsi di studio, quello di Composizione offre meno possibilità di portare in scena i lavori creati nel corso dell’anno. Questa, invece, è una bellissima occasione di confronto con gli spettatori”. Sotto la guida di Mauro Montalbetti, gli allievi del corso di Composizione si sono infatti misurati con la creazione di un lavoro indirizzato verso il teatro musicale contemporaneo, un percorso creativo plurale sviluppatosi a partire dalla suggestione del lavoro pasoliniano, dove il Pasolini-narratore è guidato da un Pasolini-Virgilio attraverso un inferno in cui sono puniti i peccatori dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta: i conformisti, i piccoli benpensanti, i volgari…
Frammenti infernali è un titolo che Pasolini aveva aggiunto di suo pugno al materiale consegnato all’editore Einaudi nell’ottobre del 1975, a meno di un mese di distanza da quella fatale notte all’Idroscalo di Ostia. A macchina, sulla copertina, aveva scritto Memorie barbariche. All’interno dei cinque pacchetti di fogli comparivano però altri titoli ancora: La divina teoria, Paradiso, La teoria, La divina realtà… Dopo tutto, nelle intenzioni dell’autore l’opera avrebbe dovuto presentarsi come “una stratificazione cronologica, un processo formale vivente” per rispecchiare “la forma magmatica e la forma progressiva della realtà (che non cancella nulla, che fa coesistere il passato con il presente)”. Spirito che si conserva anche nello spettacolo in prima a Ravenna Festival, parte di un work in progress strutturato in Cornici, in cui una voce recitante dialoga, all’inizio, con echi del Canto I, e in Quadri, in cui la parola vive solo nel canto.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: posto unico 5 Euro
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