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Visita guidata alla Pieve di San Michele Arcangelo di Santarcangelo 

Foto Dervis Castellucci e Tiziana Catani

Sabato 25 giugno 2022, alle ore 16.00, Marco Vallicelli, storico dell’arte, condurrà una visita guidata alla Pieve di San Michele Arcangelo, via La Pieve 82, Santarcangelo (RN).
Ai partecipanti sarà consegnata in omaggio copia della pubblicazione “Antiche Pieve. A spasso per la Romagna” di Marco Vallicelli, Marco Viroli e Gabriele Zelli, foto di Tiziana Catani e Dervis Castellucci, edito dall’Associazione Culturale Antica Pieve di Forlì, presieduta da Claudio Guidi (3386462755).
Ingresso libero.
La pieve di S. Michele Arcangelo in Acerbolis è situata tra il fiume Marecchia e la strada provinciale per Verucchio, a un chilometro circa a sud-ovest del centro abitato di Santarcangelo. Dal punto di vista architettonico, è ritenuta “la più interessante” fra le pievi “di tipo tardo-ravennate ad unica navata” giunte fino a noi con gran parte delle caratteristiche e delle strutture murarie che avevano all’origine. Nel secolo IX/X era attestata con l’agiotoponimo di “Basilica Sancti Archangeli fundata in loco qui dicitur Acervulis” (basilica di Sant’Arcangelo fondata nel luogo detto Acervoli o Acerboli). Acervulis deriva dal latino Acervus, ossia mucchio di mattoni, e richiamava la presenza in zona di fornaci per la fabbricazione di mattoni. Quest’antico insediamento divenne mano a mano la base di stanziamento per i cittadini di Sant’Arcangelo, fu infatti intorno alla pieve che si sviluppò il centro abitato, ma successivamente, intorno all’anno mille, gli abitanti si trasferirono sul vicino Monte Giove, dove tutt’ora si trova l’attuale comune. 
Gli ultimi lavori di restauro, effettuati fra il 1966 e il 1968, hanno confermato che l’edificio della pieve di Santarcangelo risale al più tardi alla fine del sec. VI e risulta eretto su un preesistente edificio absidato. Dagli scavi più recenti, sembra che la pieve sia stata edificata su un edificio absidato più antico, probabilmente un tempio pagano. 

Foto Dervis Castellucci e Tiziana Catani

L’interno del luogo di culto si presenta a navata unica. Risulta un’aula luminosa, dalle proporzioni equilibrate. L’uso continuato nel tempo è testimoniato da reperti di varie epoche. Due erano le porte per ogni lato della navata, altre due porte invece affiancavano l’abside circolare, dove sono presenti anche resti della cripta risalente ai secoli X-XI, che riporta frammenti di notevole importanza, come un mosaico pavimentale e delle decorazioni marmoree, di cui sopravvivono solo alcuni frammenti; emersi anche interessanti prodotti scultorei ascrivibili all’Alto Medioevo (da scavi archeologici recenti). 
L’altare poggia su un cippo altomedioevale, scolpito con decorazioni fitomorfe, tralci di foglie, e zoomorfe, un uccello rapace che artiglia e solleva un piccolo quadrupede, raffigurati con tratti sommari e un intaglio duro, di gusto barbarico (longobardo).
Sono notabili, altresì, affreschi con stemma di papa Paolo V e un San Sebastiano del secolo XV; questo isolato e ‘semplice’ San Sebastiano che è privo di qualsivoglia sfondo architettonico o paesaggistico mentre la sua figura serena e addolcita è attorniata da una sorta di “mattonelle” di fantasia grafica e geometrizzante, che sembrano ricordare – o addirittura preludere – ai motivi delle tele romagnole stampate a mano. 

Foto Dervis Castellucci e Tiziana Catani

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