FAENZA. Alla sua ventunesima edizione torna il festival Strade Blu, la rassegna di musica folk e blues che abbondona le strade principali per avventurarsi nell’esplorazione della musica del momento attraverso vie secondarie.
Si parte domenica 17 luglio da Faenza, Piazza Nenni ( o della Molinella), con la pulsazione africana dei Mokoomba (ore 21.30).
I Mokoomba sono un gruppo musicale dello Zimbabwe, originario della township di Chinotimba, Victoria Falls, Zimbabwe. Il gruppo canta in diverse lingue tra cui inglese, luvale, tonga, nyanja, ndebele e shona. I Mokoomba prendono il nome da una parola Tonga che connota un profondo rispetto per il fiume Zambesi e la vita vibrante lungo le sue rive.
Il loro suono e’ una miscela elettrizzante di afro-fusion e stuzzicanti ritmi tradizionali tonga. Il loro e’ un mix di ritmi dello Zimbabwe, Afrobeat e Afrorock.
Il calendario passa poi all’America di Grayson Capps a Massa Lombarda il 21 luglio, alla contemporaneità di Teho Teardo a Modigliana il 2 agosto, al dialetto blues di Vince Vallicelli (Faenza, 5 agosto), alla festa zingara dei Baro Drom Orkestar (Brisighella, 6 agosto), e molti altri appuntamenti sul territorio.
“Se è vero che l’unico modo per rimanere fedeli alla propria natura è quello di mutare, in questi anni Strade Blu è stato un laboratorio apertissimo. – commentano Antonio Gramentieri e Andrea Bernabei di Strade Blu – Alla ventunesima stagione ci stiamo abituando alle transizioni, agli anni di transizione? Forse. L’importante è essere ancora qui a raccontarle, queste transizioni. E a raccontare questi cambiamenti. Con un po’ di Africa, un po’ di Sudamerica, un po’ dei folklori che continuano a popolare i confini fra il Sud e il Nord del mondo, un po’ di America, un po’ dialetto e un po’ di nostre produzioni del Crinale. E poi una micro rassegna dedicata ai suoni per le immagini, che conduce ad uno dei progetti più ambiziosi dei nostri venti anni abbondanti. Un film sul nostro paese, sul recupero della memoria di un piccolo paese, che parte da cento videocassette ritrovate e diventa metafora di una stagione, e di un percorso. Non vi diciamo altro, se non che ne siamo molto molto orgogliosi. Il Crinale è diventato l’altro polo di questa fase dell’avventura, quello invernale. Un laboratorio creativo in divenire, un progetto di cui siamo felicissimi, un modo di guardare il territorio con quel nostro sguardo più ampio”.
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