Pd, di qualcosa di sinistra

Basta voler compiacere tutti, serve un'identità

CESENA. “Dì qualcosa di sinistra, ti prego!” Così urlava Nanni Moretti, rivolgendosi a D’alema, mentre lo guardava, impotente, in televisione, in un suo film del 1998. Ed è lo stesso urlo che si potrebbe rivolgere a Letta, adesso, dopo circa 25 anni, ogni volta che lo vediamo, in tv, parlare di programmi e accordi elettorali. Un balletto estenuante, quello con Calenda, Verdi, Sinistra Italiana e compagnia cantante.

A Letta la buona volontà non manca, si capisce anche che sta facendo di tutto per creare qualcosa (leggessi cartello elettorale) che in qualche modo possa contrastare il centro-destra che pare volare col vento in poppa.

Conclusa questa operazione però da Letta servirà chiarezza per fare del Pd quel grande partito di sinistra che era nelle idee di chi lo ha creato o perlomeno nelle sue radici, e rappresentare i movimenti e le istanze progressiste e radicali che sono nate negli ultimi vent’anni e che sono importanti per l’ambiente, per l’economia e per i diritti civili. Che poi è quello che chiede il popolo delle feste dell’Unità. Quello che crede in un’idea di comunità, in valori che sono lontani e differenti anni luce da quelli della destra sovranista, liberista e populista. Una comunità che però spesso è stata costretta a turarsi il naso pur di impedire l’avanzata dell’avversario e facendo finta di nulla di fronte a quell’eterno inseguimento del centro al quale i Dem sembrano destinati per l’eternità.

Una sorta di trasformismo governativo iniziato quando Bersani accettò (per il bene dell’Italia) di appoggiare il governo Monti. Non lo avesse fatto adesso, forse, potremmo parlare di tutta un’altra storia. 

Ma il buon Bersani, col senso del dovere,  rispose obbedisco alla chiamata di Napolitano. 

Adesso però, dopo questa estenuante e logorante trattativa, è arrivato il momento di dire basta agli arzigogoli e muoversi in direzione della propria storia, dandosi un’identità e senza voler compiacere tutti. 

Per farlo serve proporre un’Italia con un salario minimo garantito, con un serio programma ecologico, che metta al centro dell’agenda politica il cambiamento climatico e le sue conseguenze, ma senza inutili estremismi, con una legge sullo stalking, sui femminicidi e sulla parità di genere, con una legge contro l’omofobia,  con una tassazione sui grandi patrimoni. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.