E il fascismo non c'entra
CESENA. Tutto lascia credere che il centrodestra vincerà le elezioni e Giorgia Meloni diventerà presidente del Consiglio. Tutti ora sono preoccupati per le sue radici. In effetti non è bello sapere che a palazzo Chigi siederà chi ha idee fasciste. Però ci si deve augurare che la nostra democrazia sia più forte dei nostalgici. Quindi è giusto chiedere conto a Giorgia Meloni di Mussolini, ma soprattutto andrebbe incalzata su dieci anni di opposizione pessima, complottista, contro la UE, l’euro, i poteri forti. Quelli stessi che adesso lusinga per non averli contro quando sarà al governo.
Del resto che un governo di centrodestra a guida Meloni vada incontro a problemi è scontato. Oggi a Washington come a Bruxelles, Berlino e Parigi, ma anche in quel “luogo” immateriale che sono i mercati finanziari, un futuro governo di centrodestra è visto con preoccupazione. Per questo Giorgia Meloni da tempo ha iniziato a adottare alcune parziali contromisure. La posizione assunta da Fratelli d’Italia sulla guerra in Ucraina e sull’azione di politica estera italiana in tema, le reiterate dichiarazioni di fedeltà atlantica, la prudenza dimostrata verso le istituzioni europee, l’intervista rilasciata a Fox News in buona lingua inglese, le dichiarazioni trilingue indirizzate alla stampa estera sono altrettanti esempi delle contromisure di cui sopra.
Poi c’è Guido Crosetto, ideologo di Fdi, che sta cercando di buttare acqua sul fuoco del passato. Ma le tracce restano e qualche volta vengono riesumate e si accende il battibecco, come è successo con Linkiesta che ha rispolverato la proposta di riforma costituzionale con la firma di Giorgia Meloni che allontanava l’Italia dalla Ue.
Indubbiamente va apprezzata la buona volontà, ma non sarà facilissimo per Giorgia Meloni riuscire a fare cambiare la percezione che c’è oltre i confini italici. Anche perché i suoi partner principali (Berlusconi e Salvini) non godono di un grandissimo livello di credibilità. Ed allora la buona Giorgia dovrà affidarsi soprattutto al lavoro di Mattarella che all’estero è ben visto. E il presidente della Repubblica non mancherà di fare la sua parte come fece quando il governo gialloverde (Lega/5Stelle) faceva più danni della tempesta.
In questo momento però la leader di Fdi avrebbe bisogno di un’altra spalla. Le sarebbe servito Draghi. Con SuperMario alla presidenza della Repubblica avrebbe trovato molte più porte aperte. Ma se non è così la coppa è soprattutto di Giorgia Meloni. Nell’inverno scorso, quando si discuteva del nuovo presidente della Repubblica doveva essere lei a spingere per Draghi. Del resto era chiaro come sarebbero andate a finire le elezioni e doveva sapere che cosa le sarebbe servito.
Invece volle fare una prova muscolare puntando sulla Casellati. Uno statista sarebbe stato più accorto e avrebbe avuto una visione di prospettiva. Uno statista, appunto.
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