«Non siamo contrari alle energie rinnovabili, ma vogliamo che siano rispettate le nostre esigenze e i nostri diritti». Le cooperative di Legacoop Romagna presentano le loro osservazioni agli impianti eolici della Agnes srl, dopo un serrato confronto con i Sindaci della costa e la società promotrice. un documento al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, in cui esprimono le loro preoccupazioni e richieste. Tra queste, che gli aerogeneratori siano distanti tra loro e che non impediscano la navigazione e la pesca tra i due impianti. Inoltre, vogliono che i cavi e gli elettrodotti siano interrati a una profondità di almeno due metri, per evitare di rimanere impigliati nelle reti. E che la società promotrice si faccia carico delle dotazioni di sicurezza e delle coperture assicurative per le imbarcazioni.
Il settore ittico è una componente importante per l’economia e la cultura della Romagna, con oltre 2.300 imprese e più di 3.000 occupati. Ma gli impianti eolici potrebbero avere un impatto negativo sulla fauna marina e sulle attività di pesca.
«Legacoop Romagna — dice il presidente Paolo Lucchi — ha deciso di presentare un proprio documento, non per contrastare l’iniziativa di Agnes, poiché pensiamo che l’eolico sia una delle potenzialità di produzione energetica che va sostenuta, nel nostro Paese, ma con lo scopo di ridurre gli effetti negativi. Nella pianificazione di un impianto eolico offshore, quindi, è fondamentale un dialogo preventivo con le parti interessate, soprattutto con i pescatori, le cooperative di pesca e le associazioni di categoria, cosa che, a nostro avviso, da parte dei soggetti proponenti è mancata fino a questo momento. Mentre abbiamo trovato grande attenzione nei Comuni costieri coinvolti e speriamo di averne altrettanta da parte della Regione Emilia-Romagna».
«Siamo partiti — dice il responsabile delle cooperative della pesca, Mirco Bagnari — dalla necessità di inquadrare il progetto di Agnes in una programmazione di insieme che tenga presente anche le altre iniziative in corso — a partire dal rigassificatore — fino ai vincoli già esistenti, ad esempio per le aree marine protette o le aree militari. Con i suoi 75 aerogeneratori e un’area occupata di quasi 400 chilometri quadrati non ci nascondiamo che il progetto desta forti preoccupazioni per le attività di pesca e acquacoltura. E’ importante poi che le eventuali compensazioni (economiche dirette o di altra natura) individuate e concordate per la realizzazione dell’impianto siano definite in modo tale da prevedere un adeguato ristoro per le attività di pesca e per i lavoratori del mare che subiranno l’impatto di tale intervento».
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