ALFONSINE. Martedì 16 maggio si chiude la stagione cinematografica del Gulliver di Alfonsine con un evento dedicato a Dante Alighieri, in collaborazione con l’Università Popolare per Adulti “Umberto Pagani”.
“Dante in Amore” prevede, alle ore 21, commento e letture dalla “Vita Nova”, opera in prosa e poesia a carattere autobiografico incentrata sull’amore del Sommo Poeta per Beatrice, “la gloriosa donna” che tornerà nella “Divina Commedia” per accompagnare Dante nella sua ascesa in Paradiso.
Il commento di Fabio Pagani sarà arricchito dalla lettura, ad opera di Elena Corelli Grappadelli e Rosanna Guerrini, di brani scelti.
L’evento proseguirà, alle ore 21,30, con la proiezione del film “Dante” firmato dal maestro del cinema italiano Pupi Avati, con Sergio Castellitto nei panni di Giovanni Boccaccio.
PROGRAMMA DELLA SERATA
ore 21 – Commento e letture dalla “Vita Nova” di Dante Alighieri
a cura di Elena Corelli Grappadelli, Rosanna Guerrini e Fabio Pagani
ore 21,30 – Proiezione del film “Dante” di Pupi Avati
Ingresso unico € 6,00
DANTE
di Pupi Avati
con Sergio Castellitto
Settembre 1350. A trent’anni circa dalla morte del Sommo Poeta, avvenuta in esilio a Ravenna, Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto) viene incaricato dai fiorentini di portare dieci fiorini d’oro come risarcimento simbolico e richiesta di perdono a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, monaca nel monastero ravennate di Santo Stefano degli Ulivi. Ripercorrendo da Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante nei drammatici anni dell’esilio, sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia, dal suo amore per Beatrice Portinari, sublimato nelle straordinarie rime della “Vita nuova” alla creazione del suo capolavoro immortale “La Divina Commedia”.
Il maestro Pupi Avati, attraverso accuratissime ricostruzioni di vita medievale, ci restituisce “un Dante e un Boccaccio lontani da ogni carattere statuario, eroico, retorico, ma fissati nella loro dimessa umanità, entro cui si cela la tensione verso quel di più promesso dalla poesia e in cui si riconosce il senso della vita”.
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