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Sandro Lombardi legge Testori

RAVENNA. Una poetica del sangue e delle viscere in cui si celebra il mistero della parola che si incarna: riassume così Sandro Lombardi la potenza del verbo di Giovanni Testori.

Quel verbo che l’attore porta una volta ancora sulla scena per una doppia serata, a completamento dell’omaggio che la XXXIV edizione di Ravenna Festival ha offerto allo scrittore milanese in occasione del centenario della nascita. Mercoledì 12 luglio, alle 19.30, Lombardi legge, con la partecipazione di Francesca Ciocchetti, Gli angeli dello sterminio, visione distopica dell’Apocalisse dove Milano diventa l’immagine anonima di ogni città maledetta; a seguire, alle 21.30, Lombardi si confronta con il monologo Mater Strangosciàs, ultimo dei Tre lai che Testori scrisse alla fine della propria vita – la madre, in questo caso, è una donna del popolo che piange la perdita del figlio in dialetto brianzolo, mescolato al latino, allo spagnolo, al francese, per una preghiera che è anche un testamento di speranza. Il giorno seguente, giovedì 13 luglio alle 18, il Chiostro del Museo Nazionale ospita una conversazione con Sandro Lombardi, lo scrittore e critico Luca Doninelli e il giornalista Giuseppe Frangi, presidente dell’Associazione Giovanni Testori.

Il biglietto per questi appuntamenti include l’accesso alla mostra fotografica You Tourned the Tables on Me di Roberto Masotti, allestita nella Manica Lunga del Museo Nazionale, a partire da un’ora prima dello spettacolo.“Testori offre molto all’attore, anche al regista, naturalmente, ma di più all’attore – spiega Sandro Lombardi, interprete di rara intensità che alla penna densa e sfaccettata del genio milanese deve le affermazioni forse più perentorie della sua lunga carriera – Quanto lavoro, quanti pensieri, quanta ricerca, quanta dedizione, quante lotte, quanta sofferenza, quanta felicità, nel corso della mia vita, ho dedicato a Testori? Non so più tenerne il conto. Certo, anche su altri mi sono ripetutamente applicato in qualità di attore, ma il caso di Testori riveste per me il segno dell’unicità e dell’identificazione. Mai avevo sentito che un autore mi desse tanto, mai che io gli restituissi tanto. Se all’attore Testori offre molto, anche molto gli chiede: esige infatti che si lasci possedere da un verbo incarnante e di farsene ricettacolo prima, per poi restituirne la forza, la violenza, la tenerezza, la sensualità sotto forma di voce ed espressione. Gli chiede anche di tenersi in perenne equilibrio tra la vis tragica e quella comica.”

Nel breve romanzo Gli angeli dello sterminio, Milano è menzionata esplicitamente una sola volta, quasi per casualità. In un altro passaggio, il narratore ci informa di non riuscire più a pronunciarne il nome, quasi che la città specifica sia resa invisibile, inghiottita dall’immagine di un’Apocalisse in cui del Duomo non restano in piedi che due pareti, San Vittore brucia, si sventolano bandiere con slogan franchisti e San Carlo, uscito dall’urna, si mescola ai carcerati: il tempo più non esiste e le libertà sono finite. La forza del testo sta, come in molta scrittura di Testori, nella radicalità con cui si pone controcorrente, sfidando la vulgata del progresso e della rigenerazione per indulgere piuttosto nella vertigine del disastro totale. Lo smarrimento del nome riguarda anche gli uomini, preda di un anonimato che rende tutti uguali, ingranaggi nella macchina che non fa ma disfa.

Fu durante i suoi ultimi giorni di vita che Giovanni Testori scrisse i Tre lai, lamenti funebri ispirati a Cleopatra, Erodiade e la Madonna. Il terzo, Mater Strangosciàs, ruota attorno al dolore di una madre per il figlio, attualizzando il tema della lamentazioni medievali e rivestendolo di una lingua dura e refrattaria. Come notava il critico Carlo Bo, Testori “scava nel mucchio dei rottami e delle miserie”, scoprendo così l’uomo al negativo, nelle peggiori circostanze – sociali e morali – possibili; eppure in questo negativo Testori trova anche il riscatto dell’umanità, la strada strettissima che ancora può essere percorsa da quell’uomo, preda di misteriose passioni, per giungere al pentimento e al lavorio della coscienza. E così anche la madre popolana di Mater Strangosciàs non si riduce a feroce invettiva: esprime sì tormento, ma anche e definitivamente speranza.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org

Biglietti: posto unico 15 Euro (ridotto 12 Euro);under 18: 5 Euro

Carnet Open (min. 4 spettacoli) -15% sul prezzo dei biglietti

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